martedì 18 novembre 2025

CANNIBALI INVOLONTARI

 (17.04.2009) A volte capita che il cervello se ne vada per conto suo e si metta a ragionare non più sui massimi sistemi ma su cose talmente improbabili che se non fossero vere ci sarebbe solo da riderci sopra. Ricordate il romanticismo di quei raggi di sole che, solitari, in una stanza buia fendono l'oscurità rivelando ai nostri occhi meravigliati tutto quel dolce vorticare di impalpabile pulviscolo? Una danza fatata di polveri antiche, che pensiamo sappiano di libri vetusti o antiche vestigia. Magari fosse solo così. Adesso andate in bagno, aprite la vostra camicia, alzate la vostra canottiera e datevi una gioiosa passatina sulla pancia...ed eccolo lì, che se ne va danzando per l'aere, il componente all'ottanta per cento del pulviscolo che alligna nell'aria. Siamo noi. I nostri corpi che giornalmente si squamano e consumano, rilasciano microscopiche forfore e macerie organiche, cellule morte. Quando, dopo una corsetta, vi fermate a riempirvi i polmoni d'aria, ragionate un po' su cosa state mandando giù. Per la gioia dei vegetariani inflessibili e per lo spasimo dei vegan, notoriamente ancora più drastici. Ci mangiamo a vicenda, lentamente, giorno per giorno. E cinicamente, vien da ridere a pensare a quegli intransigenti che non toccherebbero un negro. Ma aspirarlo un poco alla volta, ogni giorno, sì però. E chi si porta le salviette chimiche nei bagni per paura di prendersi l'Aids? Dovrebbe girare con un filtro per il microparticolato in bocca...Pensateci, la prossima volta che guarderete quel fatato, sottilissimo pulviscolo che danza nell'aria, guardatelo con occhi diversi e non fatevi prendere dal vomito...anzi, siate positivi, pensate a quanto risparmiate sulla spesa in macelleria e respirate! Anche adesso, su, un bel respiro profondo...Buon appetito!



MONDO PILLOLA

(16.04.2009)   Al mattino, se riesci ad aprire gli occhi dilaniati dalla sveglia, una pillola al ginseng per darti tono, poi una pillola per l'alito mentre sei in ufficio, dopo la pausa pranzo una pillola per bruciare le calorie in eccesso e quei brutti trigliceridi, altra pillola per l'alito, più tardi pillola antiacido per digerire il panino frettoloso e il capoufficio. Ti sei vestito per uscire a cena, giri con gli amici e vai a rimorchio. Pillola per sballarsi e non essere timidi, ne conosci una la porti al bar e via, una pillola da infilare di soppiatto nella sua bevanda per far sì che sia predisposta al sesso e al non rendersene neanche conto, e una di viagra per te per essere sicuro di non sprecare la nottata. Alla fine della cavalcata, mentre la lasci inebetita in una camera d'albergo, pillola abortiva del giorno dopo per lei e pillola per cancellare la memoria recente per entrambi così lei non ti denuncia e tu non confessi nulla nella macchina della verità. Pillola per dormire mentre ti infili a letto, una preventiva contro le infezioni da rapporto casuale e non protetto, una per la prostata perché non hai più vent'anni e due contro le emorroidi per contrastare i sintomi della faticosa giornata.. E queste, solo perché ancora non ne hanno inventate altre capaci di farci vivere la vita in pillole, ma abbiate pazienza e dategli tempo. Ne faranno altre ancora più utili, magari per seccare le narici così da non doversi preoccupare di smocciolare o quelle per defecare quando serve, quando se ne ha il tempo, e per smettere se proprio te la perdi e non c'è un bagno. Non ci sarà bisogno di ricordarsi di far funzionare il proprio corpo, basterà ricordarsi il giusto colore delle pillole da prendere. Penso sarcastico che forse è la forma stessa del mondo che ci ispira alla pillola, quale che sia, e penso con terrore che vita sarebbe se il mondo avesse la forma di una supposta..



SONETTO RIBALDO

 (27.03.2009) ispirato da, e dedicato a, Paolo Poli

Madama Giunchiglia

aveva una figlia,

dal collo a bottiglia

ed il naso a coppiglia,

ognor profumata

d'odor di vaniglia.

Lanciava lamenti

la pallida figlia,

causando tormenti

a madama Giunchiglia:-

in era passata,

in questa conchiglia,

mi ci era passata

un intera flottiglia!

ed ora che vago

cercando un marito

nemmeno se pago

ci infilano un dito..

Così disperava

la timida figlia

di quella pur brava

madama Giunchiglia

e lei amareggiata

un po' ci pensò

poi la sposa mancata

in convento portò.

Divenne badessa,

vestita di nero

e dopo ogni messa

curava il suo cero..



PONYO SULLA SCOGLIERA

 (23.03.2009) Finalmente son riuscito ad andare con mio figlio  a vedere Ponyo e, come c'era da aspettarsi, nel multisala era l'unico ad essere totalmente esaurito già dalle 14.30; abbiamo trovato posto in prima fila arrovellandoci le pupille ma siamo infine riusciti ad assistere al nuovo film del maestro Miyazaki. Siamo lontani anni luce dai favolosi barocchismi di LA CITTA' INCANTATA, così come dalle atmosfere drammatiche di IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL, e anche i monumentali panorami di LAPUTA e di LA PRINCIPESSA MONONOKE qui non trovano spazio. Il film è deliberatamente rivolto ad un pubblico di piccoli spettatori e trasmette una gioia, una tenerezza ineffabili; i disegni sono volutamente semplificati, anche se il suo staff alla Ghibli studios ha prodotto manualmente centosessantamila disegni su lucidi, e lo rendono comprensibile e amabile dal pubblico scelto. Se vogliamo dirla tutta, ricorda nello stile I RACCONTI DI TERRAMARE, il primo film creato da suo figlio Goro, al quale è ispirato il personaggio di Sosuke, il bambino protagonista. In quel film infatti, benchè derivato dalla saga fantasy di Earthsea della U.K.LeGuin i disegni non raggiungevano gli apici a cui ci ha abituato il Maestro e forse anche per questo i suoi fans lo hanno mal digerito. E' pur vero che Miyazaki se la prese a morte col figlio perchè aveva fatto un film per conto suo e non con lui e con lo studio Ghibli, ma forse con questo suo nuovo il Maestro ci manda a dire di una sua riappacificazione con Goro. Ce lo auguriamo. La storia della pesciolina Brunilde, a cui Sosuke da il nome di Ponyo, figlia dello stregone Fujimoto e della Madre del Mare, si svolge con scene bellissime, fino al delirante, onirico innalzarsi del mare fino alle punte delle montagne. Le trasparenze dei fondali richiamano sia la ferrovia immersa di LA CITTA' INCANTATA che la palude in MONONOKE, il personaggio di Fujimoto ha i tratti che ricordano la strega Yubaba, e tra le vecchiette dell'ospizio possiamo ritrovare persino i tratti della Strega dell'Ovest quando diventa vecchia in HOWL. Bellissima la colonna sonora, divertente l'uso modificato della Cavalcata delle Valchirie di Wagner quando Ponyo corre sulle onde per inseguire l'automobilina del suo amato Sosuke. Nel complesso un film davvero bello che, se visto col cuore e non con gli occhi, non fa rimpiangere gli splendori artistici ai quali il Maestro ci ha abituato da tempo. Prenotate il biglietto per tempo, e tenete a mente che in Giappone ha battuto ogni record di incasso con cento milioni di dollari in una settimana.




RITI DIMENTICATI: le indulgenze

 (13.03.2009)  Tra le tante pratiche religiose prettamente cattoliche e le normative emesse dalla Chiesa e ad esse direttamente correlate, ve n'era una molto seguita, quella delle Indulgenze. Quasi tutti conoscete la cosiddetta Indulgenza plenaria che si ottiene ( o "lucra", secondo il lessico antico) attraversando il portone della basilica di San Pietro durante i Giubilei ordinari o straordinari, ovvero la remissione piena e definitiva di tutti i peccati commessi sino a quel momento, purché ci si confessi e ci si comunichi. Ma la maggior parte delle persone non ricorda più la quasi infinita galassia di piccole e grandi Indulgenze che si ottenevano sino a prima del Concilio Vaticano II, che le pose in un dimenticatoio ritenendole obsolete ad una società in continuo mutamento. Voglio approfittare del mio spazio per darvene una panoramica, forzatamente ridotta, indicandovi a quale pratica o preghiera fossero legate, in cosa consistessero e il periodo in cui vennero promulgate, sperando possa interessare, fosse anche a puro titolo di curiosità. Se poi vorrete seguirle, sappiate comunque che non sono state cancellate, dunque hanno tuttora valenza, solo non vengono più insegnate come una volta.

- Facendosi il segno della Croce e recitando: In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen.: 50 giorni, e 100 giorni se fatto bagnandosi con l'acqua santa. (San Pio X)

- Recitando il Requiem aeternam, 300 giorni di indulgenza. (Febbraio 1908)

- Durante l'elevazione dell'Ostia, se la si guarda e si recita "Mio Signore e Mio Dio", indulgenza per sette anni e sette quarantene (280 gg.), concessa da San Pio X

- Atto di accettazione devota della morte, se recitato dopo la confessione e la comunione, dona l'indulgenza plenaria all'atto della morte senza altre condizioni (Papa Pio IX e San Pio X, 1904), se poi la si rinnova una volta al mese, sempre dopo la confessione e comunione, indulgenza di sette anni e sette quarantene applicabile devotamente ai propri defunti in remissione dei loro peccati.

- Preghiera quotidiana al Sacro Cuore di Gesù, se si recita ogni giorno per un mese, dopo la confessione e comunione, lucra indulgenza di 300 giorni o Plenaria (San Pio X)

- Santo Rosario, recitandolo ogni giorno, reca l'indulgenza Plenaria una volta al mese, o di 300 giorni se recitato una volta (San Pio X)

- Atto di adorazione al Santissimo Sacramento, recitato in Chiesa acquista Indulgenza di sette anni e sette quarantene, Plenaria una volta al mese, dopo confessione e comunione (Benedetto XV, 1917)

La maggior parte delle informazioni sono state tratte da "Oremus", libro di preghiere di F.J.Vallensis del 1945.



venerdì 14 novembre 2025

LE PAROLE PER DIRLO

 (04.03.2009)  Dodici milioni di anni fa, quando la terra era giovane e io cercavo di scansare i dinosauri andando a scuola, ci intruppavamo tutti belli belli con i nostri grembiulini e le cartellette in cuoio stile ministeriale, i maschietti dai preti, le femminucce dalle suore, gli altri dove gli pareva...e andavamo avanti per diciotto anni, sospirando su testi in lingua d'Oc che descrivevano l'amore angelicato e fremendo (ma solo da una certa età in poi) al fortuito ritrovamento stradale di quei cari giornalini tipo Caballero, Il Lando, Ov, Os, Belzeba eccetera eccetera che sembrano divenuti più rari di un trilobite. Arrivati alla maturità si cominciava con le festicciole in casa dove riuscire a scroccare un bacio alla malcapitata di turno già faceva presagire fidanzamenti, matrimoni o almeno un piacevole pomeriggio alla scoperta di dio sa cosa. Mio padre, buonanima, con mostruoso imbarazzo, verso i diciotto anni tentò di darmi spiegazioni preventive sulla riproduzione, con uno schematico disegnino relativo a cose con la coda e uova alquanto minuscole. Va da sé che ne sapevo già del mio, ma con affetto accettai questa sua rassicurante premura. Altri tempi, si diceva, ben diversi dall'oggi dove son già mescolati dai quattro anni in poi e si preparano a futuri devastanti. Basta leggersi certi blog dove ragazze appena maggiorenni si crucciano dei loro grandi amori già perduti e del sesso sfrenato che vanno facendo da almeno quattro anni. E ci sarebbe da chiedersi  a cosa serva definire maniaco uno che va (non che "stupra", badate bene..) con una così, visto che a vent'anni se ne son presi un battaglione. Ma tant'è, il problema non era questo ma: a molti di voi, madri e padri, sarà capitato che l'amato pargolo se ne sia uscito con la richiesta di informazioni, vero? In giro e nelle librerie si trovano montagne di libri sull'argomento, solitamente dipinto come un dramma in arrivo nella quiete della famiglia, e si danno le risposte più disparate. Io son dell'idea che sia una plateale montatura a scopo di guadagno, ed un problema indotto, che magari nella realtà problema poi non è. Come ve la siete cavata voi? A me, l'altra sera, il marmocchio mi ha bloccato una forchettata di spaghetti in bocca esternandomi: Che sono gli spermatozoi?, eh diamine, gli ho detto: I semini per fare i bambini. al ché lui, carogna, subito: E dove stanno gli spermatozoi?,  - Nel pipo, ovviamente. - E come si fanno i bambini? - al ché, spaghetti permettendomelo, ho ribattuto: Si mette il pipo nella patata! - E' da ieri notte che sta ridendo e gridando che schifo! che schifo!... Direi che anche stavolta l'abbiamo scampata.. E' andata bene anche a voi?



SOLDI A VANVERA

 (27.02.2009) Non mi si venga a parlare delle necessità di Roma, non mi si venga a piangere con manifesti appesi ovunque su quanto il Governo deve dare a Roma o al Comune.  Non mi si venga a berciare di associazioni sempre pronte ad occupare appartamenti o sulla dismissione delle caserme per farne case. O a criticare quel che dà o non dà chi sta al Governo adesso, o chi ci stava prima. Guardiamoci in faccia e ammettiamolo: questo è il paese di Bengodi, quello famoso col monte di parmigiano grattato dove tutti andavano con le ceste a fare baldoria e a riempirsele. Stiamo in crisi. Sì. Ma di che? Io giro dappertutto, giorno e notte e cosa vedo? File. File di gente fuori dal Sistina a cento euro a biglietto tutte le sere esaurito, file di gente che va alla partita dove i biglietti non te li regalano, file di gente con carrelli pieni nei centri commerciali, file di gente al cinema a 7 euro al posto. File nei bar a tutte le ore dove un caffè e un cornetto li paghi 4000 lire di una volta. E tutti a piangere, non ho soldi, vogliamo gli aiuti, eccetera eccetera. E cosa fanno? Sul lungotevere tra ponte Duca d'Aosta e l'altro della Marina.. costruiscono un altro ponte. Per smaltire il traffico? Nooo, pedonale. Eh già. Le tesi di laurea per concorrere al progetto risalgono già al 1999, progetto definito nodale, importantissimo  per unire due grandi zone in via di sviluppo. Sviluppo? Di qua c'è piazza Gentile da Fabriano con il teatro Olimpico e case primi novecento, dall'altra parte c'è l'ostello della gioventù, alcune case e lo svincolo che porta al parcheggio dietro lo stadio Olimpico. Questo novello Ponte della Musica, oltre ad una plateale dimostrazione della forza decisionale di chi sta sulle poltrone, a che diavolo deve servire? Pedonale poi, mica smaltirà le congestioni del traffico tra i due lungotevere. E il costo, quisquilie, al momento sui cartelli riporta un totale di quasi otto milioni di euro, salvo vedere quanto lieviterà durante la realizzazione. Sedici miliardi di lire. Quanti aiuti alle famiglie avrebbero potuto dare? Quante asl rimettere a posto? Quanta ridistribuzione, in termini di abbassamento dei costi di altri servizi sociali, avrebbero potuto fare? Le amministrazioni si susseguono ma le pance son sempre vuote , le nostre, e piene, le loro. Di chiunque di loro. E tutta la massa a dire che non ha un soldo, e magari te lo scrive sulla cartolina che ti manda dalle vacanze a Puket.. In fondo, ciliegina sulla torta, a qualcuno fregherà qualcosa che stiano devastando il Parco Capoprati, con l'avifauna protetta dal Wwf e la pista ciclabile (altri soldi, tanti bei soldi) realizzata là sotto, dove stanno sfondando tutto per fare il Ponte? E la massa di rifiuti che si sta accumulando perché l'Ama non può passare a causa dei lavori? Che bella crisi. Chi sa come mai ogni volta che stiamo in crisi spuntano lavori demenziali e faraonici..



UNA STORIA DIMENTICATA. il mostro del Pantheon

 (23,02.2009) Barnaba Chiaramonti è un nome che a quasi tutti voi non verrebbe mai in mente. Nacque a Cesena il 14.08.1740 e morì a Roma il 20.08.1823. Quelli di voi che si intendono di storia forse lo ricordano come Papa Pio VII, che tenne il soglio dal 1800 al 1823, venendo implicato drammaticamente nelle vicende dell'ascesa e caduta di Napoleone Bonaparte. Nell'ultimo anno della sua vita operò cambiamenti e migliorie a Roma e a piazza della Rotonda, davanti al Pantheon, fece rifare la pavimentazione, sistemare la fontana e togliere le botteghe e i banchi che occupavano gli spazi impedendo il decoroso ingresso alla basilica. Durante i lavori accadde che i gendarmi riuscirono a risolvere un caso che da tempo preoccupava la popolazione: le molte sparizioni di pellegrini in visita, con le loro famiglie. Superati i muri dell'omertà e delle reticenze, i gendarmi arrivarono ad una locanda posta proprio di fronte al Pantheon, scoprendo sbigottiti gli averi dei pellegrini e i loro resti macellati occultati nella cucina: il locandiere aveva trovato il modo di aumentare i guadagni e risparmiare sul costo della carne che serviva ai tavoli. La popolazione insorse e Pio VII, dopo l'esecuzione del criminale, fece distruggere la locanda ed affiggere sul muro del palazzo la lapide che ricorda l'evento e che vedete in foto. La storia è stata quasi del tutto rimossa dalla memoria popolare ed è molto difficile trovarne traccia ma il Destino ha continuato, in questi centocinquant'anni, a tenere segnato il territorio di quel lontano orrore in un modo bizzarro. Al posto della locanda si alternarono macellerie e ristoranti e oggi c'è un piccolo ma moderno Mac Donald's, probabilmente del tutto ignaro di che fantasmi girino la notte nelle sue celle frigorifere...e per chi non riesce a leggere, sulla lapide c'è scritto: PIVS VII P.M.AN.PONTIFICATUS SUI XXIII aream ante pantheon m agrippae ignobilibus tabernis occupatam demolitione provvidentissima ab invisa deformitate vindicavit et in liberum loci prospectum patere iussit



PROFETI DI SVENTURE

 (20.02.2009)  Mi è capitato di leggere un articolo su una rivista, INTERNAZIONALE, di un giornalista americano, sui blog e sui bloggers...dopo una lunghissima disquisizione sulla loro importanza e su come anche lui avesse cominciata questa avventura, si profonde nello spiegare quanto sia stata importante la reattività rapida e caustica dei bloggers nei confronti degli scrittori e dei giornalisti che hanno usato questo mezzo di diffusione e come questo sia servito, come dire, a "metterli a posto" e a far loro capire che forse non erano così tanto importanti. L'impressione che si coglie inizialmente nell'articolo è quanto debba essere considerata importante la funzione creativa dei blogs e di chi li scrive, salvo giungere alla conclusione che la blogosfera stia implodendo, che non serva più a nulla, che la creatività si stia spegnendo. Mi viene da chiedermi, quel che dice va considerato soltanto un presagio pessimistico o non sembra più un cercare di esorcizzare la paura di quel che può fare un esercito di bloggers nei confronti della figura pubblica di un giornalista quando non viene accettato, non viene apprezzato? Non è forse vero che è più facile pensare che il tuo nemico si stia suicidando quando non sei capace di ucciderlo tu? in senso figurato, sia chiaro. Però, anche alla luce dei recenti sommovimenti accaduti nel nostro parco giochi, si potrebbe pensare che i trasferimenti possano precludere ad un aumento di visibilità e credibilità di chi è rimasto, se chi è rimasto non fosse all'altezza in un confronto pubblico del valore. O dobbiamo pensare che stiamo realmente regredendo, lasciandoci dietro la voglia di fare sempre di più, annichiliti dal tedium vitae, dalla facilità di chiacchierare solo a livello di piccoli diari personali (come in verità erano nati all'inizio i blogs) e dal non voler affrontare temi più alti e ponderosi? Forse per mancanza di risposta da parte del pubblico, fosse pure solo il pubblico dei bloggers...Se un pittore non ha nessuno che guardi i suoi quadri, per quanto riuscirà a mostrare le sue visioni? Fin che non finisce i colori?  La creatività può vivere solo di se stessa? O per non morire necessita forzatamente di un pubblico, plaudente o meno che sia? Domanda ardua, ma rifletterci sopra non farebbe male, prima che la blogosfera imploda sul serio, se questo è il suo destino. 

Commenti spazio196920 febbraio 2009 ore 09:09

. ...finché sopravivrà la vena voyeuristica  di sfruculiare nelle vite e nei fatti altrui, l'ars bloggandi non morrà.e finché ci sarà la voglia, credo inesauribile, di raccontarsi, di pensare, di sognare  e di affrontare anche temi altissimi a suon di tasti, il popolo dei bloggers non si estinguerà. Avere un pubblico, un piccolo seguito, diciamocelo, fa sempre piacere, ma capita anche di buttar giù righe solo per il nostro personalissimo uso e consumo terapeutico! Se l'argomento postato suscita commenti è anche frutto della cura che il responsabile del blog mette nel gestire il suo spazio, come per  un buon libro o un buon articolo, lo stile dell'autore fa la differenza. Ho letto post fantastici degni delle migliori case editrici, e pezzi orribili, sgrammaticati e privi di mordente, ma che sono comunque libera espressione di chi ha sentito il bisogno di metterli nero su bianco. Personalmente non ho interesse a salire nella classifica, mi dispiace per chi ha deciso di traslocare, mi auguro solo che chi resta contribuisca a rendere questo parco un luogo di  vero divertimento, senza ripicche, dietrologie e mezzucci meschini in netto contrasto con lo spirito di un parco giochi!

crenabog20 febbraio 2009 ore 09:25

Santissime parole, piccola, così credo dovrebbe venire considerato il tutto. La tendenza nei siti più grandi e celebrati, da parte di alcuni se non di molti, è di raggiungere visibilità e notorietà - emblematico il caso di Beppe Grillo col suo blog, o quello di Dagospia - che poi inevitabilmente porta alla lunga anche a ritorni economici. E anche questo non è sbagliato, perché tutti ameremmo trarre oltre che soddisfazione anche un guadagno da ciò che ci piace fare. Il dramma è quando piccole entità diventando redazioni giornalistiche (non sto assolutamente  parlando di Sytry e Sinfield, sia chiaro) provocano intorno a sé terra bruciata nei confronti dei piccoli. Se una petroliera la costruiscono in un porticciolo per le lampare non c'è più posto, poi. Quindi forse se ognuno cercasse di contenersi...come direbbero a sinistra, bloggare meno bloggare tutti. Ricambio affettuosamente l'abbraccio.





PER CHI RIMANE

 (18.02.2009) Poche parole. Per chi resta, per chi non molla, per chi ci crede, per chi mantiene il proprio posto, per chi è e vuole continuare ad essere, per chi ha costruito la sua casa con i suoi mattoni e fa la guardia alla porta, per chi se ne frega e ride in faccia al mondo, per chi trova l'onore anche nelle proprie illusioni. Per voi, per noi. E per gli amici assenti.

(Questo post è relativo al fatto che in quel periodo dalla piattaforma di CHATTA.IT stavano fuoriuscendo tutti i migliori autori di blog, per malfunzionamenti, censure ed ambiente tossico a causa di altri autori)



ARIA DI CARNEVALE

 (16.02.2009)Approfittando di qualche raggio di sole pomeridiano, abbiamo portato BabyDoc a sgavazzare al centro così da non fargli pesare troppo il fatto che quest'anno il Carnevale non l'abbia festeggiato quasi per nulla. Per l'occasione quel sant'uomo di suo padre ha insistito per prendergli un costumino nuovo battendo le velleità della moglie che riteneva un ninja più consono, e ovviamente ne è venuto fuori un mini carabiniere...eh eh eh! Unico e solo tra i tanti dragon ball, pirati dei caraibi e vampiri vari che ruzzavano intorno...ma tant'è, lui almeno se l'è spassata parecchio!




mercoledì 12 novembre 2025

VI CAPITA?

 (12.01.2009) Vi capita, lo so, anche a voi, una di quelle giornate che ti senti più solo di un sasso in un deserto, più secco di un cactus a mezzogiorno.. una di quelle giornate nelle quale vorresti tirare le somme di una vita e non hai nemmeno la forza di farlo perché in fondo, a che serve? A ricordare con rabbia? A sognare senza speranze? A dirti, guarda cosa sto facendo, gliene importa qualcosa a qualcuno? No. Ed è questa la risposta che fa pensare, che fa più male; perché ti rendi conto di stare accumulando giorni passati nel salvadanaio della tua esistenza, ore che scorrono, giorni sempre uguali, conditi dalle piccole spezie di vaghi momenti di gioia passati con tuo figlio - e basta. Giornate, e notti, scandite da una routine talmente calcolata al millimetro che se non ci fosse il minuscolo spiraglio del web e della chat in cui incunearsi di tanto in tanto, a diventare pazzi ci si metterebbe un nanosecondo: e la stanchezza profonda, che avanza raggiungendo in certi momenti soglie simili ad una droga, perché ti accorgi che veramente vuoi arrivare al punto di guidare con gli occhi che si chiudono, con la mente frullata in una nuvola di ovatta. Senti la fatica di articolare pensieri, di muovere la lingua anche solo per dire non ne posso più.. E vai avanti in un dedalo di cose da fare, sempre le stesse, sempre uguali. Con quell'unico giorno di libertà atteso per riprenderti la vita e atteso da chi ti sta intorno per rovinartelo, sfruttando al massimo le poche energie rimaste per portarti al crollo. Provando una sottile e malcelata invidia per i colleghi che se ne stanno in giro a tutte le ore rimorchiando qua e là donne disponibili e prive di pensieri capaci di dartela nello sgabuzzino delle scope di una stazione di metropolitana e ti chiedi : ma dove stanno? ma davvero? e avresti voglia di pensare che son tutte balle e invece no. Perché là fuori, nel mondo, c'è chi se la gode, anche adesso, in questo momento. Felici, spensierati, e poi ti rifugi nel web e rientri nell'esercito dei disperati, dei separati, dei divorziati, degli angosciati - da una parte - e dei giovani innamorati indaffarati a costruirsi futuri immaginari, rosei, pieni di tenerezze, dall'altra. Allora giù, a scambiare chiacchiere e battute, per sentirsi vivi, per credere di avere qualche amico da qualche parte nel mondo, qualcuno che non sai chi è, cosa è, ma che per un qualche motivo ha in quel momento voglia di parlare con te e questo fa bene, lenisce i tremori dell'anima, perché siamo così fragili nelle nostre corazze, siamo sempre con un piede sul baratro, vedi che anche dall'altra parte del monitor i tuoi problemi si riflettono, ci rifrangiamo come le onde che quiete si allargano e moltiplicano in uno stagno e fa così male vedere qualcuno che hai imparato a conoscere chiudere e sparire nel buio elettrico di un chip, chissà perché. Ti sembra che un frammento di te se ne sia andato. Allora torni alla vita reale, che bella, con le sue liti, con le incomprensioni, con chi ti sta accanto che ti nega un contatto qualsiasi adducendo motivi che avrebbero fatto sghignazzare Freud..E vivi così, solo, in mezzo a milioni, aspettando forse quei pochi minuti di vita familiare che sfumeranno i loro contorni man mano che il piccolo crescerà e tutti i bei ricordi saranno diventati cenere nel vento. Un altro giorno che passa, un altra ruga addosso, un piccolo passo verso la tomba.




UN QUADRO DI BUON AUGURIO

 (30.12.2008) Per restare in tema di auguri per l'anno nuovo, che ovviamente mi prodigo a fare a tutti voi, amici lettori, cosa c'è di meglio che augurarvi la felicità negli affetti, nell'amore? E allora lo faccio mostrandovi un mio vecchio disegno dei primi anni 80, che partecipò ad un concorso nazionale per illustratori, classificandosi tra quelli scelti per rappresentare l'Italia nel tour europeo sponsorizzato dalla Renault, che raccolse tutti i quadri migliori in un volume e realizzò una grande mostra itinerante. A Roma vennero esposti nello spazio Renault di via Nazionale, che poi diventò un cafè a la mode e ora è una via di mezzo tra un locale ed uno spazio espositivo. Il quadro univa la figura dei due amanti in pieno stile anni 30 ad un fondale fortemente caratterizzato dalla ricerca grafica e anche le evidenti righe del Pantone giallo invece della consueta texture tipografica denotavano la desiderata ricerca della trama. Il quadro rimase poi proprietà della Renault Italia, ma il messaggio di amore e di augurio ve lo lancio lo stesso: siate felici con chi volete, con chi potete, con chi desiderate. E chi non vi vuole, non vi ama, non vi apprezza...buttatelo giù a capodanno!


IL DILUVIO PROSSIMO VENTURO

 (12.12.2008) Qui ha piovuto tutta notte e ancora prosegue. A monte Mario la collina dietro via Serafino è smottata in un mare di fango che ha deviato il traffico sulla circonvallazione Clodia e Medaglie d'Oro, creando il caos. La Trionfale è intasata, la Tiburtina bloccata. Il Tevere oramai si è alzato di più di venti metri e le acque stanno tragicamente avvicinandosi ai bordi dei muraglioni. Quella che vedete in foto è la nave scuola dell'università, normalmente ormeggiata vicino al foro italico; qui invece la vedete bloccata nel tratto tra ponte Milvio e ponte Duca d'Aosta perché non può più passare sotto i ponti né essere tratta via da alcuna unità dei vigili del fuoco. Se fate caso in basso vedrete il limitare del terriccio che scende dal marciapiede vicino al lungotevere, e davanti alla barca vedete spuntare dai flutti le cime dei pini che costeggiavano il marciapiede normalmente più alto di circa dieci metri dall'acqua e capirete quanto si è alzato il fiume...tra poco la barca starà quassù tra le macchine e gli affogati...e stiamo aspettando l'ondata di piena che sta arrivando dalle montagne, prevista tra le 14 e le 18 di stasera. Speriamo bene, ma da sperare non ci vedo nulla purtroppo.




PUPAZZI E PUPAZZETTI

(05.12.2008) Così, tanto per dire, giusto per tenervi aggiornati su come va il mondo.. Dovete sapere che ogni tanto il Re delle Pulci parte in quarta nella sua più riuscita imitazione di Little Lord Fauntleroy e comincia a mettere insieme scatole e pacchi di suoi giocattoli da regalare ai bambini che non ne hanno. Anche stavolta sono venuti fuori due scatoloni ben pieni, uno di giocattolini di quando era piccoletto e uno di classici giochi da casa e da tavolo che gli avevano regalato nei vari natali e che lui ovviamente non aveva mai usato. Li abbiamo caricati in macchina e abbiamo portato quello per i bambini piccoli al suo vecchio "nido" che ci accoglie sempre a braccia aperte, vista la quantità di giochi, videocassette, addirittura le mie piante giganti che han sistemato nel cortile, che gli abbiamo donato negli anni. Tutti contenti, grandi feste e Baby Doc fiero della sua innata generosità. Poi abbiamo portato l'altro alla sua scuola comunale, affinché lo distribuissero alle classi dell'asilo dove naturalmente giocano tutto il giorno. A malapena hanno alzato la testa dalla lettura del quotidiano per dirci di appoggiarlo in un angolo della segreteria che poi avrebbero guardato. Ecco, così si fa. Così si incentiva la generosità di un bambino. Così si riciclano i giochi senza sprecarli contribuendo all'ambiente e alla felicità degli altri. Così si incoraggia la cultura del riuso. No?  Ma è la stessa cosa dappertutto, non vi pensate. Ho visto parrocchie mettere cartelli in cui si imponeva di non portare più aiuti, vestiti, cibi in scatola per i poveri ma di limitarsi a usare conti correnti per versare offerte. Ecco, a questo non ci sto. Io non do soldi a un barbone perché poi ci si ammazzi con una damigiana di vino ma entro da Mac e gli porto una cartata di panini, che almeno lo fanno stare meglio. O - come è successo - mi levo il vecchio giubbotto e glielo do, così sta caldo, poi vado di corsa a casa a coprirmi, finché ho soldi per comprarmi qualcosa. Ma finché ci saranno bambini che vogliono donare pupazzetti ad altri bambini, e finché ci saranno PUPAZZI che glielo impediranno, allora poi che non ci si venga a lamentare se questa palla di terra sulla quale camminiamo sembra sempre più un letamaio, gretto ed egoista senza rimedio..




SONNO

 (02.12.2008) Vorrei dormire. Vorrei tanto poter dormire. Molto più di quanto sto facendo - di continuo - in questi giorni di ferie...Vorrei uno di quei riposi totali, tombali, quelli che quando ti svegli credi di essere nato. Da così tanto tempo, da anni, trascino una stanchezza  monumentale, la sento nei muscoli, la sento nelle ossa, quella stanchezza che ti accompagna per giorni, mesi, fedele più di un cane maltrattato, vigile come un avvoltoio in attesa di uno sbaglio, quella macerazione che ti fa chiudere gli occhi ogni volta che ti appoggi da qualche parte, fosse anche un muro sbreccato. Quella consunzione che ti fa andare in giro con la testa svuotata, con gli occhi che bruciano,  che ti fa stare teso come una corda di violino, pronto ad ammazzare chiunque faccia un rumore proprio nel momento in cui ti butti sul letto. E mi ritrovo a stendermi in terra, sul tappeto, mentre il pupo gioca, ad occhi chiusi, illudendomi di recuperare, di riprendermi un attimo di ristoro, e intanto il cervello lavora a mille all'ora, e mai si quieta, e ogni sospiro è motivo di allarme, e vago, facendo la ronda, mentre ai bordi estremi del campo visivo si muovono cose che non dovrebbero esserci, ombre che non dovrebbero esistere. Dormire, morire, sognare, chissà...sognare qualcosa che abbia il colore vellutato della calma. Non dover più tirare in piedi per due, tre giorni di seguito per poi infilarsi vestito sotto un plaid per due ore, tre ore e poi dover sentire chi si lamenta di essere esaurita dopo che ha dormito dieci ore per notte. La notte. Con i suoi silenzi, con il suo manto che avvolge i giusti nel loro riposo e che invece mi vede vagare, sempre, come l'antico marinaio, come l'olandese volante, come l'ebreo errante delle leggende, sempre. Sempre sveglio. Stanco. Così stanco. Alla ricerca del sonno, quel vecchio amico che non incontro da così tanto tempo..



VECCHIA SATIRA CHE NON DEMORDE

(01.12.2008) vi spiego la vignetta: nel 1992 facevo il disegnatore satirico sul Marc'Aurelio, leggendaria testata romana, col nickname di Caligola. Andando a ripescare alcune vignette dell'epoca mi accorgo purtroppo che dopo tutti questi anni sono tragicamente ancora valide, quindi intanto godetevi questa, che era relativa ad uno scandalo ospedaliero dell'epoca..

(02.12.2008)  Visto che son piaciute le mie vecchie vignette eccone un altra, sempre apparsa sul Marc'Aurelio. Dovete sapere che il governo dell'epoca, vatti a ricordare quale (o DC o PSI comunque..) si inventò di far pagare le tasse agli extracomunitari che lavavano i vetri e naturalmente non sprecai l'occasione per mettere il tutto alla berlina...ovvio, che in due giorni scomparvero tutti, sin quando questa balla di legge non affondò, come era prevedibile..



MEDIOEVO PROSSIMO VENTURO, una favola

 (27.11.2008) C'era una volta, nel nord dell'Europa, tra boschi e vallate, un paesino minuscolo lontano dagli occhi rapaci dei predoni e dei ricchi possidenti di terre. La gente che lo abitava era industriosa e amava le arti, dipingeva, scolpiva, scriveva poesie e si scambiava volentieri aiuto e consigli. La vita scorreva placida in quel gentile paese. Gli orchi non scendevano a valle e i lupi avevano il loro daffare sui monti. Abitava colà un menestrello con la sua grassa moglie astiosa ed un figliolo briccone matricolato che si metteva in piazza ad arringare tutti con interminabili disquisizioni sui massimi misteri dell'universo cercando di farsi regalare balocchi e dolcetti. Un giorno il menestrello, andando per le vie acciottolate, scorse ad una finestra una graziosa dama e ritenne farle cosa gradita dedicarle alcune sue creazioni, e quindi suonò, e cantò, e scherzò. Pago di questo egli usava tornarsene alla sua modesta magione col cuore soddisfatto, null'altro chiedendole che un poco di attenzione. Come Don Chisciotte per Dulcinea, aveva serbato a lei un minuscolo angolino nei suoi pensieri eleggendola a dama di un sentimento trobadourico. Un giorno, mentre menestrellava per i campi lo avvicinò un cavaliere a cavallo, chiedendogli conto della sparizione della dama. Qualche malvagia strega dell'est, o forse il perfido marito, l'avevano segregata? Il menestrello non seppe rispondere dato che si limitava a stornellargli sotto le finestre, ma restò incuriosito nello scoprire in quanti le avevano stornellato sotto le finestre. Ci dovevano esser stati dei gran bei concerti, pensò, e lui non se ne era accorto! Il menestrello e il cavaliere decisero adunque di celebrare le loro delusioni nella taverna locale davanti a grandi boccali di cervogia tiepida, spassandosela con arguti mottetti e ciacole amene, diventando amici. Finalmente, ubriachi fradici, tra uno strimpellar di liùto ed un guizzar della spada, trovarono nella matematica applicata al linguaggio la soluzione ultima di tanti affanni, giacché convennero che dall'espressione:" Un amico non vale una donna", rimuovendo un semplice fattore si poteva arrivare ad una verità ancora più profonda. Bastava togliere "un amico" e lasciare il resto..




FAVOLA PER UNA NOTTE DI LUNA PIENA

 (14.11.2008)  C'era una volta un signore di mezza età, solo, tradito, amareggiato, che non vedeva più chiaro nella propria vita. Non pensava che avrebbe più ricordato cosa fosse l'amore, i sensi, tutte quelle dolci schermaglie che un rapporto a due sa regalare. In quello strano momento della sua vita rincontrò il suo antico amore che, come un fulmine inaspettato nel cielo d'autunno, scoppiò illuminandogli la vita. Oh, furono giorni lunghi a passare, furono promesse eterne, furono nuove speranze future che nascevano, furono cavalcate furiose allacciati l'un l'altro. Il signore di mezza età, vedeva pian piano scomparire il grigio intorno a sé, ricominciò a sentirsi vivo, a sentirsi uomo, a sentirsi desiderato. Ne parlò agli amici vicini e lontani e furono pacche sulle spalle, e furono commenti complici e felici. Alcuni persino lo invidiarono, increduli. Poi lei gli disse che aveva dei problemi e non poteva scrivergli più e si sentirono tutti i giorni, vedendosi ogni momento che potevano. Poi, lei gli disse che aveva molte cose da fare e si videro quelle poche volte che potevano. Poi, lui la chiamò. E lei aveva spento tutti i cellulari. E il telefono di casa. E se trovava la linea libera, nessuno rispondeva alla chiamata. E aspettò. E aspettò. E infine imparò un altra grande lezione dalla vita, che è sempre una severa maestra: capì, esattamente, fino all'ultima arida goccia, come si sente una puttana. Usata. Illusa. Buttata via. E sotto la pioggia, sotto la pallida luna piena, il signore di mezza età ritrovò quel che era e che purtroppo sarebbe rimasto. Un uomo col cuore solo.



CORTESIE PER IL PROSSIMO

 (13.11.2008) Mi è capitato, l'altro giorno, di trovare in mezzo alla strada uno zaino, tornavo a casa in moto all'alba quindi l'ho caricato su e appena possibile ho controllato il contenuto, penna usb, caricabatterie, portafogli pieno di decine di documenti e carte di credito. Ovviamente ho cominciato a fare telefonate a destra e a manca ai numeri che comparivano nella rubrica per arrivare al proprietario, finalmente il pomeriggio ci siamo sentiti, era in piena depressione per aver perduto tutta quella roba quindi neanche a dire quanto sia stato contento del ritrovamento. Ieri notte ci siamo incontrati per la restituzione e vi dirò che è stata una bella soddisfazione. Ma non la prima: che quest'anno è già la sesta volta che ritrovo cose e mi attivo per ridarle, anche se a volte si sfiora il ridicolo come quando trovai tutti i documenti scippati di una ragazza straniera appena giunta a Roma, andai all'altro capo della città alla sua ambasciata certo che vi si sarebbe precipitata almeno per fare i duplicati e mi sentii dire che non erano autorizzati a prenderli, che avrei dovuto darli alla Polizia che poi li avrebbe spediti a loro che li avrebbero spediti a lei in patria. Ma dico, siamo alla demenza, magari quella arrivava lì dopo un ora e non sarebbe stato giusto darglieli subito tutti? Alla fine riuscii a convincerli ma vedete, le persone buone, use a fare gentilezze, non possono competere con la gretta burocrazia né reggere l'urto di chi riceve il ritrovato senza rispondere con un gesto cordiale di ringraziamento. Non è tutto dovuto, ricordatelo. Magari la prossima volta qualcuno, ritrovando qualcosa, potrebbe pensare d'imboscarsi i soldi, vendersi le carte di credito e gettare il resto in una pattumiera...E allora, non è meglio pensare tutti a fare, e a ricambiare, le cortesie?



GRAN VARIETA' BRACHETTI

(10.11.2008)  Domenica ho portato il Re delle Pulci al Sistina, per fargli capire cosa sia un GRANDE teatro e non quelli soliti minuscoli di periferia dove lo porta la scuola a vedere recite per piccoletti. Mi sono svenato per i biglietti ma ero sicuro che si sarebbe divertito e in effetti...Arturo Brachetti, attualmente il più grande trasformista dai tempi di Fregoli presenta la sua ultima produzione, una storia con un leit motiv intelligente e molti attori, il ché mi ha purtroppo deluso visto che precedentemente aveva dato vita a spettacoli one-man-show, offrendo il top delle sue capacità di inventiva e velocità nel cambiarsi in scena. Stavolta, su due ore e mezza di spettacolo, lui agisce in circa quattro scene, per forse neanche mezz'ora in totale. Bravissimo, per carità, immaginifico quanto volete...gli altri danno vita a uno spettacolo circense come se ne vede tutti gli anni da Moira Orfei, piacevole, musicale, insomma un varietà. Che però, per chi vuole vedere solo Brachetti magari può dar fastidio. Comunque, se volte andarci, vi ho avvertito! 



HALLOWEEN ? Sì, BE', INSOMMA...

 (04.11.2008)  Il Re delle Pulci era finalmente riuscito a strappare ai suoi la promessa di fargli fare una festa in casa con due suoi compagnetti di scuola che avrebbero dovuto restare anche a dormire e si era caricato tutta la settimana, facendo disegni di teschi qua e là, attaccando ragnatele sul camino, gonfiando palloni da legare al soffitto e posizionando zucche più o meno di plastica all'ingresso e dovunque. Aveva tirato fuori un costumino dell'anno precedente e se l'era fatto sistemare con l'aggiunta di un certo qual forconcino rimediato in una mesticheria. E si era messo di buzzo buono ad aspettare il venerdì sera, salvo venire a sapere all'ultimo minuto che Simone non sarebbe venuto per dei non ben precisati impegni familiari. Al Re delle Pulci restava sempre la carta Paolo da giocare e a buona ragione pensò che sarebbe tornato con noi da scuola per stare con lui. Mai dire gatto se non l'hai nel sacco...La madre di Paolo se ne uscì all'ultimo minuto dicendo che doveva portarlo ad una festicciola e che il padre li avrebbe accompagnati da noi per cena. Va bene, si fanno le sette, le otto, arrivano le nove di sera, li sentiamo e dicono che il padre è bloccato al lavoro e non sa quanto ci metterà...Il Re delle Pulci per poco non vomita nel piatto quel po' di cena che avevamo fatto nel frattempo, mentre il tavolo imbandito per otto se ne sta tristemente al centro della stanza buia, con le pietanze fatte dalla moglie che vanno freddandosi. Io mi dedico a riattizzare il camino mentre il Re delle Pulci se ne va mogio davanti alla tele in attesa che il padre vada a ninnarlo. Alle dieci e trenta telefonano per dire che verranno sabato mattina dopo colazione per lasciare Paolo tutto il giorno e a dormire, ce ne andiamo a dormire ringhianti. Sabato mattina passa attorcigliandosi inutile su se stesso fino a che alle dodici e trenta eccoli che si degnano di venire mentre già stiamo per pranzare avendoli dati per dispersi.  Lui tiene subito a far sapere che ha da fare e freme per mollare moglie e figlio lì, al ché educatamente lo accompagno alla porta, un calcio nel culo non pareva indicato..I piccoli ruzzano e si scatenano e Halloween finalmente assume un senso, anche se con un giorno di ritardo, un senso quale che sia, purché significhi un poco di gioia sul volto del mio bambino . Perché non è Halloween la cosa che importa, è il poterlo vedere felice - per un qualsiasi motivo - quel che conta. E anche se poi se ne sono andati alle diciotto (che toccata e fuga!) non importa, tanto c'ero io con lui..



martedì 11 novembre 2025

L'ULTIMO DEI MOHICANI ?

 (26.10.2008) Ieri ero particolarmente skizzato causa la ferale mancanza di sonno da troppo prolungata , perciò come faccio sempre quando sono particolarmente in vena di efferatezze mi sono armato di macchinetta tosatrice e gli ho dato giù nella mia più riuscita interpretazione di Flash Gordon, l'eroe dello spazio creato da Alex Raymond negli anni 30, con quella nuca rasata e il ciuffetto eroico che si stagliava virile contro le falangi dell'imperatore Ming. Che ne dite, mi è riuscito abbastanza bene? eh eh eh!



UNA NOTTATA PESANTE

 (25.10.2008)  E non solo per via che non riuscivo a postare quasi nulla né a connettermi ma anche perchè nelle cucine ho trovato una pirofila di pasta con gamberi e zucchine (circa quattro porzioni), due piatti di pregiato e costosissimo sushi, una cuccuma di macedonia di proporzioni gargantueliche e due bottiglie di Coca Cola.. Voi che avreste fatto?  Quel che ho fatto io? Ah, allora ci troviamo tutti a farci una doccia col bicarbonato..

* questo post ricordo è decisamente legato all'epoca in cui lavoravo la notte presso un grande studio di avvocati al centro e allora le connessioni si facevano con le chiavette attaccate ai pc, a forza di kb e megabyte, non come oggi che abbiamo internet a giga illimitati sui cellulari..*



martedì 4 novembre 2025

TACCUINO DI VIAGGIO : TERMINILLO

 (02.10.2009) Ci è capitato di fare una scampagnata al Terminillo, la ben nota località montana, dove abbiamo trovato quasi tutto chiuso per via che non è né stagione estiva né ancora invernale, ma abbiamo avuto una piacevole sorpresa presso il ristorante ROMA. Abbiamo infatti potuto gustare il seguente menù: gnocchi al ragù di cinghiale, fettuccine al sugo, polenta con i funghi, entrecòte con funghi, patate fritte, bieta, ossobuco alla salsa rosa, dolce al cucchiaio di crema di mandorle à la chef, mezzo litro di rosso locale, acqua e pane, il tutto al prezzo invero contenuto di 60 euro in totale, e con la massima soddisfazione dato che era tutto davvero buono. Se vi capita fateci un viaggetto!



COLLEZIONISMO BIBLIOFILO

(27.09.2008)

Siccome sono un onnivoro divoratore di libri e ne ho a migliaia, mai ho saputo resistere alla tentazione di fare la collezione degli autori che preferivo, anche se questo mi ha spinto sovente a spendere cifre esagerate. Da anni, ad esempio, raduno tutto ciò che ha scritto Guareschi (s'era capito?) e sapevo che nel 1967 aveva scritto un piccolo raccontino, LA CALDA ESTATE DEL PESTIFERO, una sorta di raccontino morale su dei bambini che diventano amici di un bambino fantasma. L'aveva scritto affinchè facesse da veicolo pubblicitario per un suo amico che produceva i gelati Tanagra (l'ultima volta che vidi un Tanagrino fu in calabria nel 1982...) e infatti il testo finiva con i bambini che mangiavano tutti questo gelato. La casa editrice lo diede da illustrare al mitico Paul, che faceva Toto e Tata, Angelino e tanti altri personaggi su Carosello. Paul però modificò tutto il testo e ne uscì un librone cartonato che Guareschi, appena lo vide, perse il lume della ragione, fece causa e ottenne che tutte le copie fossero mandate al macero: anni fa, girando per Roma, mi imbattei in un banchetto di libri per ragazzi, chiesi se aveva qualcosa di Guareschi e mi tirò fuori proprio LA CALDA ESTATE DI GIGINO IL PESTIFERO, titolo fatto da Paul, poi mi scrutò e disse:-  Viene tre euro, ma tu sei un collezionista e allora sono cinque euro! Io mi misi a mercanteggiare poi me ne andai a passo di samba...Quel libro, per noi bibliofili, è una sorta di Araba Fenice, non lo trovereste manco a smuovere le montagne. Gli avrei lasciato un assegno in bianco per averlo, altro che cinque euro. Sono un pazzo? Chi ama i libri, e Guareschi, mi capirà!




lunedì 3 novembre 2025

ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO : 38

 (24.04.2009)

In fondo, fu solo la paura per il lavoro che non c'era, i soldi che non sarebbero bastati, a legarmi le mani per così tanto tempo. Ero realista, o forse, soltanto terrorizzato all'idea di non poterti dare tutto quel che mio padre aveva dato a me. Alla fine, più per salvare un matrimonio che per vera convinzione mi decisi e mi ritrovai così ad aspettarti. I giorni si accavallarono frenetici tra una visita medica e un giro per comprare corredi e varie cose, tutto quel necessario imposto dalle idee comuni che colora piacevolmente il tempo dell'attesa non dando più spazio ai pensieri ed ai ripensamenti. Te ne stavi lassù, tra le nuvole, aspettando il tuo momento di venire tra noi, beato, nella minuscola incoscienza che accomuna tutte le creature di Dio che ancora non sanno come il mondo vada. E alla fine anche tu ti sedesti nel trenino volante dei bambini, con la tua valigetta piena di desideri e di speranze e ti affacciasti alla luce. Restai vicino a lei fino al momento del parto poi mi ritirai in buon ordine come tutte le persone dovrebbero fare, tranne i malati di protagonismo modaiolo che usano star tra i piedi anche alle levatrici, rispettando l'aura misterica insita in quel momento così naturale. E dopo un po' l'infermiera ti sollevò da dietro i vetri a mostrarmi tutte quelle piccole dita, come se mai me ne fosse importato qualcosa se per caso ne avessi avuta qualcuna in meno. Eri un cosino minimo e nessuno sconvolgimento, pure atteso, mi attraversò il cervello perché se ti avevamo chiamato era ovvio tu fossi lì. Un padre: in quel momento realmente capii che sarei morto. L'idea balzana e giovanile di una presunta immortalità svanì come spire di fumo e mi ritrovai a contare i granelli di sabbia della mia vita che iniziavano il conto alla rovescia. Iniziavi tu e cominciavo a finire io. Furono tempi curiosi nell'inventarsi un ruolo che nessuno ti insegna, a vederti piccolissima cosa bisognosa di pappe e bagnetti man mano diventare quel bricconcello che già eri e il tuo primo pianto mi fece sprofondare in un abisso di vergogna e inutilità, di dolore persino, incapace com'ero di rendere la tua vita solo un sogno. E passo a passo, giorno dopo giorno crescevi e a te mi rapportavo parlando e parlando di tutte le mille cose che nella mente mi han sempre frullato, crescendoti fin troppo e troppo presto, tentando - è vero - di equilibrare questo mio peccato con le tante favole che sempre ti inventai lì, sul momento, da quel vecchio cantastorie che sono, regalandoti i sogni più bizzarri. I primi anni per me furono un distillato d'inquietudine a causa del lavoro vago, fittizio nel quale mi barcamenavo poi trovai quella stabilità inattesa che tante cose ci ha permesso di realizzare ed iniziai a vivere la notte, per poterti essere sempre vicino nell'andare e venire dalla scuola, presente ad ogni tuo bisogno quando altri orari lavorativi non avrebbero permesso a tua madre d'esserlo. Che questo mi stia consumando non importa, quel che conta è che quando ti servo ci sono, quasi sempre è vero, ché i tuoi pianti notturni non sono io ad asciugarli, e me ne dolgo anche perché spesso son pianti dovuti alla mia lontananza. Ma stai crescendo e vedo la tua innocente fanciullezza ogni giorno limarsi e modellare in te il ragazzo che sarai, sempre col tuo sorriso e la tua scapigliata voglia di far birbonate. Ne provo gioia e dolore assieme, perché non so più essere un bambino e ti lascio giocare da solo quando invece compagno dovrei esserti, ora, adesso, fin che ancora mi vuoi. Ma resto a scaldarmi vicino al camino, con una sigaretta in bocca, a volte persino infastidito del fracasso che fai, mentre sul tappeto ruzzoli con tutte le tue piccole cose che in quantità ti compro, dimentico delle mie scarpe bucate o dei pantaloni lisi. Che tu sia felice, non io, io la mia parte l'ho fatta e Dio ne benedica mio padre, ora tocca a te avere quel che desideri. Presto verranno i giorni in cui sarò solo il genitore, se non addirittura un portafoglio, o un intralcio e avremo perso lo splendore della tua infanzia, le meraviglie della tua fanciullezza, le tue bambinerie. Bevo di te ogni attimo, figlio mio, e ne faccio tesoro di ricordi dorati, per farmene scudo ai momenti brutti che inevitabilmente verranno e provo orgoglio d'averti, un devastante amore che ogni briciola di me penetra e pervade rendendoti l'unica cosa che mi fa vivere. Ricordalo questo, ricorda tutti i momenti vissuti assieme, che ti siano compagni per sempre. Un giorno forse leggerai questo mio lascito e tante altre cose di me, che ti aiuteranno a conoscermi, ma un unica cosa dovrai rammentare: tuo padre ti amava.



ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO : 37

 (09.04.2009)

C'era una volta, ai tempi dell'era preisterica, la gente tranquilla, quella che aveva del tempo e sapeva come adoperarlo. E di solito lo usavano per fare cose che gli procuravano soddisfazione. Una di queste cose, lo si deve ammettere, era fumare la pipa. Un vizio meno delirante del farsi fumare da una sigaretta, quella cosa bianca che fa tutto da sé. Mi ero accostato a questo piacere già da giovane , in virtù di una certa pipa squadrata e irlandese che mio padre mi aveva regalato, quasi per gioco, forse perché anche lui ne possedeva una a boccetta, di legno scuro, priva di marca, nella quale a volte metteva del tabacco americano da un pacchetto giallo e quadrato la cui marca ormai mi sfugge. Amavo vederlo compiere tutto il rituale del caricare e fumare la pipa e così, avanti negli anni, mi ci dedicai anche io. Solo che, da quel maniaco collezionista di tutto che son sempre stato, anche qui mi lasciai prendere la mano e invece di fumare una pipa come tutti i gentlemen di campagna che si rispettino, iniziai a comprarne ad ogni occasione, a farmele regalare, a collezionare intere raccolte. Le preferite - lo ammetto - son sempre state le irlandesi Peterson's, sia perché economiche sia perché fatte benissimo con dei legni pregiati, delle ottime radiche ad occhio di pernice, e a volte persino le fiammate che si trovavano a prezzi contenuti. Rispetto naturalmente alle italiane Brebbia e Savinelli le cui fiammate, quelle pipe il cui legno mostra dal fornello all'alveo le rigature verticali della radica, avevano ed hanno costi salatissimi. Prediligevo le Peterson's lucide e con l'anello in argento, di solito le Rhodesian squadrate, angolate o diritte, a volte persino le curve alla Sherlock Holmes e anche le militari opache. Ottime pipe, già preparate, nel fornello, per essere rodate dalla prima accensione, mentre con certe italiane bisognava prima spalmarne il dentro con un velo di miele, aspettare che asciugasse e poi caricarlo basso così da cristallizzare le pareti e fare attaccare meglio il carbone. E le magnifiche Stanwell's, dai lunghi cannelli e dai colori accesi, i legni lavorati ad aniline, scuri o violentemente rossastri, con l'anello in ottone superiore e a volte il coperchietto per proteggere la brace dal vento del Nord, quei vecchi marinai la sapevano lunga, e nel fumarle all'aperto, d'inverno, ti potevi immaginare pastore in una brughiera.. Abituato a sperimentare di tutto, compravo, sì, i tabacchi confezionati, meravigliose miscele aromatiche come il Borgia, il Navy Cut, la gamma della Dunhill già all'epoca carissima, ma alla fin fine quel che mi dava gioia era prepararmi in casa le miscele, sia seguendo le ricette che trovavo sui libri sia sperimentando in maniera vorticosa e a volte invero bizzarra. Era facile infatti trovare i pacchetti di tabacchi puri del Monopolio con i quali si facevano le mescole. Mezzo pacchetto di Regolare, un antico toscano sbriciolato per dare forza, un pizzico di tabacco Perique azzurro per il retrogusto piccante, un abbondante manciata di Latakia, il tabacco turco grasso affumicato nelle stalle al fumo lento dello sterco dei cammelli, che una volta era il nerbo stesso delle celebri Camel mentre ora avendo raggiunto costi proibitivi per la lunga lavorazione, è stato surclassato da surrogati chimicamente simili al gusto originale. Tritavo tutto alla stessa misura e ne riempivo i vasi, aggiungendovi dei piccoli orciolini di terracotta riempiti di liquore o di estratto di arancia, che diffondevano aroma e umidità al tabacco. Dopo qualche mese erano finalmente pronti per essere caricati nei fornelli, spinti giù col pollice, accesi con lente boccate e ti godevi quieto la tenera brace che, amica, sapeva dare conforto nei momenti bui o quando il freddo scendeva nel cuore, magari leggendo un buon libro sulle pipe, ma sì, di Gianni Rodari, o i consigli sui tabacchi che trovavo nella rivista Smoking di Fincato. E quelle meravigliose pipate fatte sul pontile di Ostia, al freddo dell'inverno, col vento che ti strappava i pensieri lasciandoti a tu per tu con l'anima e null'altro, allungando i minuti della propria vita nel rituale lento e sapiente del caricare e riaccendere, tenendo due dita sul fornello a confortarsi, come un uomo delle caverne vicino al fuoco in una grotta buia con l'incertezza nel futuro...Quale conforto sapeva dare una buona pipa, che senso di legame forte col passato, un gioco per bambini ormai troppo cresciuti, il profumo delle radici smarrite. Quanta tristezza nel vederle ora allineate nella vetrina del mobile dei tabacchi, che in casa c'è il pupo e non si fumano, che al lavoro sei circondato da contagiosi fumatori di sigarette che ti guardano come un matto e le tradisci così, con un rimpianto, ma senza più vergogna. Poter avere tempo..