(04.11.2008) Il Re delle Pulci era finalmente riuscito a strappare ai suoi la promessa di fargli fare una festa in casa con due suoi compagnetti di scuola che avrebbero dovuto restare anche a dormire e si era caricato tutta la settimana, facendo disegni di teschi qua e là, attaccando ragnatele sul camino, gonfiando palloni da legare al soffitto e posizionando zucche più o meno di plastica all'ingresso e dovunque. Aveva tirato fuori un costumino dell'anno precedente e se l'era fatto sistemare con l'aggiunta di un certo qual forconcino rimediato in una mesticheria. E si era messo di buzzo buono ad aspettare il venerdì sera, salvo venire a sapere all'ultimo minuto che Simone non sarebbe venuto per dei non ben precisati impegni familiari. Al Re delle Pulci restava sempre la carta Paolo da giocare e a buona ragione pensò che sarebbe tornato con noi da scuola per stare con lui. Mai dire gatto se non l'hai nel sacco...La madre di Paolo se ne uscì all'ultimo minuto dicendo che doveva portarlo ad una festicciola e che il padre li avrebbe accompagnati da noi per cena. Va bene, si fanno le sette, le otto, arrivano le nove di sera, li sentiamo e dicono che il padre è bloccato al lavoro e non sa quanto ci metterà...Il Re delle Pulci per poco non vomita nel piatto quel po' di cena che avevamo fatto nel frattempo, mentre il tavolo imbandito per otto se ne sta tristemente al centro della stanza buia, con le pietanze fatte dalla moglie che vanno freddandosi. Io mi dedico a riattizzare il camino mentre il Re delle Pulci se ne va mogio davanti alla tele in attesa che il padre vada a ninnarlo. Alle dieci e trenta telefonano per dire che verranno sabato mattina dopo colazione per lasciare Paolo tutto il giorno e a dormire, ce ne andiamo a dormire ringhianti. Sabato mattina passa attorcigliandosi inutile su se stesso fino a che alle dodici e trenta eccoli che si degnano di venire mentre già stiamo per pranzare avendoli dati per dispersi. Lui tiene subito a far sapere che ha da fare e freme per mollare moglie e figlio lì, al ché educatamente lo accompagno alla porta, un calcio nel culo non pareva indicato..I piccoli ruzzano e si scatenano e Halloween finalmente assume un senso, anche se con un giorno di ritardo, un senso quale che sia, purché significhi un poco di gioia sul volto del mio bambino . Perché non è Halloween la cosa che importa, è il poterlo vedere felice - per un qualsiasi motivo - quel che conta. E anche se poi se ne sono andati alle diciotto (che toccata e fuga!) non importa, tanto c'ero io con lui..

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