(20.02.2009) Mi è capitato di leggere un articolo su una rivista, INTERNAZIONALE, di un giornalista americano, sui blog e sui bloggers...dopo una lunghissima disquisizione sulla loro importanza e su come anche lui avesse cominciata questa avventura, si profonde nello spiegare quanto sia stata importante la reattività rapida e caustica dei bloggers nei confronti degli scrittori e dei giornalisti che hanno usato questo mezzo di diffusione e come questo sia servito, come dire, a "metterli a posto" e a far loro capire che forse non erano così tanto importanti. L'impressione che si coglie inizialmente nell'articolo è quanto debba essere considerata importante la funzione creativa dei blogs e di chi li scrive, salvo giungere alla conclusione che la blogosfera stia implodendo, che non serva più a nulla, che la creatività si stia spegnendo. Mi viene da chiedermi, quel che dice va considerato soltanto un presagio pessimistico o non sembra più un cercare di esorcizzare la paura di quel che può fare un esercito di bloggers nei confronti della figura pubblica di un giornalista quando non viene accettato, non viene apprezzato? Non è forse vero che è più facile pensare che il tuo nemico si stia suicidando quando non sei capace di ucciderlo tu? in senso figurato, sia chiaro. Però, anche alla luce dei recenti sommovimenti accaduti nel nostro parco giochi, si potrebbe pensare che i trasferimenti possano precludere ad un aumento di visibilità e credibilità di chi è rimasto, se chi è rimasto non fosse all'altezza in un confronto pubblico del valore. O dobbiamo pensare che stiamo realmente regredendo, lasciandoci dietro la voglia di fare sempre di più, annichiliti dal tedium vitae, dalla facilità di chiacchierare solo a livello di piccoli diari personali (come in verità erano nati all'inizio i blogs) e dal non voler affrontare temi più alti e ponderosi? Forse per mancanza di risposta da parte del pubblico, fosse pure solo il pubblico dei bloggers...Se un pittore non ha nessuno che guardi i suoi quadri, per quanto riuscirà a mostrare le sue visioni? Fin che non finisce i colori? La creatività può vivere solo di se stessa? O per non morire necessita forzatamente di un pubblico, plaudente o meno che sia? Domanda ardua, ma rifletterci sopra non farebbe male, prima che la blogosfera imploda sul serio, se questo è il suo destino.
Commenti spazio196920 febbraio 2009 ore 09:09
. ...finché sopravivrà la vena voyeuristica di sfruculiare nelle vite e nei fatti altrui, l'ars bloggandi non morrà.e finché ci sarà la voglia, credo inesauribile, di raccontarsi, di pensare, di sognare e di affrontare anche temi altissimi a suon di tasti, il popolo dei bloggers non si estinguerà. Avere un pubblico, un piccolo seguito, diciamocelo, fa sempre piacere, ma capita anche di buttar giù righe solo per il nostro personalissimo uso e consumo terapeutico! Se l'argomento postato suscita commenti è anche frutto della cura che il responsabile del blog mette nel gestire il suo spazio, come per un buon libro o un buon articolo, lo stile dell'autore fa la differenza. Ho letto post fantastici degni delle migliori case editrici, e pezzi orribili, sgrammaticati e privi di mordente, ma che sono comunque libera espressione di chi ha sentito il bisogno di metterli nero su bianco. Personalmente non ho interesse a salire nella classifica, mi dispiace per chi ha deciso di traslocare, mi auguro solo che chi resta contribuisca a rendere questo parco un luogo di vero divertimento, senza ripicche, dietrologie e mezzucci meschini in netto contrasto con lo spirito di un parco giochi!
crenabog20 febbraio 2009 ore 09:25
Santissime parole, piccola, così credo dovrebbe venire considerato il tutto. La tendenza nei siti più grandi e celebrati, da parte di alcuni se non di molti, è di raggiungere visibilità e notorietà - emblematico il caso di Beppe Grillo col suo blog, o quello di Dagospia - che poi inevitabilmente porta alla lunga anche a ritorni economici. E anche questo non è sbagliato, perché tutti ameremmo trarre oltre che soddisfazione anche un guadagno da ciò che ci piace fare. Il dramma è quando piccole entità diventando redazioni giornalistiche (non sto assolutamente parlando di Sytry e Sinfield, sia chiaro) provocano intorno a sé terra bruciata nei confronti dei piccoli. Se una petroliera la costruiscono in un porticciolo per le lampare non c'è più posto, poi. Quindi forse se ognuno cercasse di contenersi...come direbbero a sinistra, bloggare meno bloggare tutti. Ricambio affettuosamente l'abbraccio.

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