(27.11.2008) C'era una volta, nel nord dell'Europa, tra boschi e vallate, un paesino minuscolo lontano dagli occhi rapaci dei predoni e dei ricchi possidenti di terre. La gente che lo abitava era industriosa e amava le arti, dipingeva, scolpiva, scriveva poesie e si scambiava volentieri aiuto e consigli. La vita scorreva placida in quel gentile paese. Gli orchi non scendevano a valle e i lupi avevano il loro daffare sui monti. Abitava colà un menestrello con la sua grassa moglie astiosa ed un figliolo briccone matricolato che si metteva in piazza ad arringare tutti con interminabili disquisizioni sui massimi misteri dell'universo cercando di farsi regalare balocchi e dolcetti. Un giorno il menestrello, andando per le vie acciottolate, scorse ad una finestra una graziosa dama e ritenne farle cosa gradita dedicarle alcune sue creazioni, e quindi suonò, e cantò, e scherzò. Pago di questo egli usava tornarsene alla sua modesta magione col cuore soddisfatto, null'altro chiedendole che un poco di attenzione. Come Don Chisciotte per Dulcinea, aveva serbato a lei un minuscolo angolino nei suoi pensieri eleggendola a dama di un sentimento trobadourico. Un giorno, mentre menestrellava per i campi lo avvicinò un cavaliere a cavallo, chiedendogli conto della sparizione della dama. Qualche malvagia strega dell'est, o forse il perfido marito, l'avevano segregata? Il menestrello non seppe rispondere dato che si limitava a stornellargli sotto le finestre, ma restò incuriosito nello scoprire in quanti le avevano stornellato sotto le finestre. Ci dovevano esser stati dei gran bei concerti, pensò, e lui non se ne era accorto! Il menestrello e il cavaliere decisero adunque di celebrare le loro delusioni nella taverna locale davanti a grandi boccali di cervogia tiepida, spassandosela con arguti mottetti e ciacole amene, diventando amici. Finalmente, ubriachi fradici, tra uno strimpellar di liùto ed un guizzar della spada, trovarono nella matematica applicata al linguaggio la soluzione ultima di tanti affanni, giacché convennero che dall'espressione:" Un amico non vale una donna", rimuovendo un semplice fattore si poteva arrivare ad una verità ancora più profonda. Bastava togliere "un amico" e lasciare il resto..

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