(14.02.2009)
Settembre 1984. Sulle rive del Tevere si teneva, come ogni anno, l'Expo' sovvenzionata dal Comune e da mille altri sponsor. La manifestazione annuale attirava migliaia di visitatori che scendevano allegramente sulle rive del fiume a passeggiare sui grandi marciapiedi tra le centinaia di stands multicolori. Era sempre uno spasso andare a vedere le mercanzie, le esposizioni culturali e degli Enti, i baracchini dei cibi locali ed etnici. Nell'aria fina della sera odori d'ogni genere si spargevano unendosi in connubi vorticosi, il dolciastro dello zucchero filato alle spezie del venditore di porchetta e hot dog, i fumi untuosi delle graticole dei venditori di salsicce si addensavano molli obnubilando gli aromi degli stand di profumi e trucchi. I lampioni ottocenteschi diffondevano la luce calda e gialla dall'alto dei muraglioni del lungoTevere mentre nella bolgia in basso rutilavano le miriadi di lampioncini, neon e lampare dei barconi ormeggiati ai lati. Il morbido sciaquìo del fiume faceva da sipario complice e compiacente nel frastuono degli altoparlanti che diffondevano canzoni in voga al momento. La gente, gruppi di giovani, coppiette, famigliole semiaddormentate, vagavano senza posa nello struscio generale, soffermandosi ad occhieggiare le bancarelle e concedendosi qualche acquisto impulsivo trascinati dalle richieste dei piccoli o delle fidanzate. Quell'anno il Comune aveva invitato anche me, nella sezione Artisti espositori ed ebbi il mio spazio, molto grande in verità, dove potei esporre la maggior parte della mia produzione : erano quasi tutte illustrazioni di stile fantasy e quasi tutte in china nera, lo strumento che predilegevo da sempre, oltre ad alcuni olii su tela e cartoncino. Oltre tutto, in quell'anno ero reduce da una convention di fantascienza tenutasi in alta Italia e potevo sfruttare le copie che avevo realizzato per la manifestazione, vendendole nel mio stand. Fu un grande successo di pubblico e anche molti dei miei amici dell'epoca vennero a visitarmi, io ero nel pieno del periodo più fervido della mia produzione, le mostre si susseguivano incessanti in tutte le regioni e i premi - coppe, targhe, diplomi - fioccavano invadendomi la casa. Mio padre, che aveva sempre tenuto a ribadire come con quella cosa non ci avrei mai mangiato, dovette ricredersi e so che segretamente era orgoglioso di tutte le volte che salivo su un palco per una premiazione o allestivo una mostra negli atelier. Sulle rive del Tevere, in quelle due settimane notturne, conobbi e feci amicizia con i vari standisti e ogni tanto facevamo qualche gioioso scambio merce con soddisfazione da entrambe le parti. Ricordo sopra tutto un giovane antiquario che volle che ritraessi la sua fidanzata a mo' di principessa fantasy e mi ripagò con uno di quegli antichi porta fotografia che si usava portare al collo appesi ad una collanina, d'oro e con un piccolo rubino al centro, che ancora conservo tra i beni di famiglia. Tutte le sere poi, il pianista jazz improvvisava le sue buffonesche prese in giro di un certo Bushmann, altro antiquario, intonando i suoi "BushmannBlues" a tutto volume, e noi si sghignazzava radunati attorno ai boccali di birra gelata. Si vendette bene, si conobbe tanta gente e presi contatto con varie case editrici presenti alle quali, col tempo, fornii molte copertine per i loro libri. Anni intensi, quando l'Arte mi scorreva rapida ed irrefrenabile nelle vene, anni gioiosi, anni di gloria..

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