(05.11.2008)
Ricordo ancora mio padre negli anni della mia infanzia, con le sue sigarette Gallant, nella loro livrea rosso e blu, il pacchetto morbido nella tasca del giaccone di fustagno col quale andava a caccia. Tanto mi intrigavano che desideravo rubarne una e provare a fumarla, per sentirmi grande anch'io; papà ben comprese quel che stavo per combinare e ritenne giusto avvertirmi che non era una buona cosa per la salute ma al tempo stesso mi insegnò a fumare e mi regalò il primo pacchetto. Una sensazione nuova di libertà le accompagnava, il senso profondo della padronanza di me stesso e delle mie scelte, lontano dal luogo comune dell'emulazione bieca dei compagni ma la vicinanza a lui e ad un rito antico e carico di gesti e significati. La condivisione dell'offerta del fuoco, il dono magnanimo della sigaretta a chi la chiedeva, la ricerca dell'aroma perfetto che sempre mi ha ossessionato negli anni...mai legato ad un solo tipo, provai tutte le essenze sul mercato collezionando scatole e scatole meravigliose, le EVA dagli infiniti fiorellini colorati, le Turmac ovali nel pacchetto piatto, le fantastiche Camel ancora fatte con il Latakia affumicato negli stallaggi turchi, le Celtique col guerriero a spada alzata, le confezioni più colorate e disegnate che si potesse sognare, anni luce lontane dalla piatta monotonia di questi anni, le Pack al mentholo italiane, le MS Venezia commemorative con le gondole in bella vista. E le Sobranie russe col filtro d'oro e ognuna d'un colore diverso, verdi, viola, rosa...Mio nonno, povero caro, prediligeva le Muratti Ambassador ed io il sabato sera, manco fosse Radio Londra, mi incollavo alla radio per seguire il Fumorama Show di RadioMontecarlo, all'epoca l'unica radio "libera" che trasmetteva da fuori Italia, con Herbert Pagani che cantava la sigla inneggiando alle Muratti e mi sembrava una cosa grandiosa. Passavano gli anni, mio padre raccontava che nella sua giovinezza, gli anni della boxe, se non avevi le dita sporche di nicotina le donne neanche ti guardavano, e nonno raccontava di quando durante la guerra si usava fumare la cicca retta con uno spillo per arrivare in fondo e con i resti del tabacco si formavano nuove cartine per risparmiare. L'ineffabile gusto di giocare col fumo, farne cerchi nell'aria, espirarlo ed inspirarlo con le narici in un lieto ritorno, divertimenti minimi. Ed il pacchetto di Lucky Strike infilato nella manica rimboccata della t-shirt bianca come James Dean, o la sigaretta sull'orecchio alla Teddy Boy, quanta importanza ci davano, che pose, che scene con le ragazze e con gli amici. E lo Zippo? che dovevi accenderlo strusciandolo sui jeans, sempre bruciacchiati sulla coscia...La boccata profonda, liberatoria, prima di un esame, prima di chiedere a Lei di mettersi insieme, e poi i cinema affollati e fumosi, piccoli ritrovi della periferia alla Pasolini, tra le cartacce in terra e le cicche rosseggianti mentre si rubavano baci nascosti dagli schienali delle poltroncine. I nuovi sapori, corrotti dai composti chimici, avvelenati da dosi di nicotina sempre più massicce per schiavizzare, ma così ingenui nelle moderne confezioni tutte simili, quasi tristi, prive di mordente, di fascino, persino dalle Camel è scomparsa la città turca con le colonne ed i muezzin, chissà, forse per qualche fatwa...restano a tenere la barricata le leggendarie sigarette dell'AustriaTabak, con i loro profumi di vaniglia e cioccolata, o le novissime Sunday's Fantasy inglesi, figlie bizzarre del tabacco da pipa ben più conosciuto, che quando le annusi ti avvolgono in un alone di pasticceria fresca, travolgente...ma tutto questo resterà nei ricordi, accompagnando la gioiosa gioventù che mai ritorna, svanita, fuggita, lieve, come un sogno nell'alba, come l'acqua della Vita stessa che qualche misteriosa inesplicabile fessura nell'anima ha lasciato scivolare via, piano, piano...e la ricerca disperata di quel gusto, di quel sapore mitico della mia prima sigaretta sempre anelato, lo compresi bene un giorno, quando mi resi conto che era semplicemente diverso perché all'inizio, il fumo, non lo aspiravo. Tutto qui. Un trucco, e nulla più, che non avevo mai afferrato. I ricordi, in fondo, sono i trucchi che il cuore regala all'anima per ingannarla..

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