martedì 21 ottobre 2025

ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO : 20

 (01.12.2008)

Una trentina d'anni fa, negli anni Settanta, anche noi giovani dell'epoca avevamo le nostre mode e i nostri oggetti di culto, che erano molto più importanti di quanto lo sono oggi. Intanto, perché adesso se qualcosa va di moda basta uscire e andarla a comprare, e questo la pone ad un livello di desiderabilità molto più basso. Non è forse la cosa irraggiungibile quella più desiderata?  Quindi ricordo con tanto  piacere i sacrifici che si facevano per ottenere quelle cose che ci sembravano così indispensabili per la logica dell'apparire...Con quanta gioia accoglievamo una minuscola radiolina a transistor che a fatica potevamo acquistare. Con che delizia ricevetti un paio di occhiali a goccia della Ray Ban, allora terribilmente in voga, che mio padre era riuscito a farsi portare dall'America da un aviatore dell'Alitalia al quale aveva fatto dei piaceri non indifferenti. Adesso li si trova persino sui banchetti all'angolo delle strade, ma all'epoca che bello poter girare con quelle magnifiche lenti, con che cura li piegavamo delicatamente per dargli un aria più vissuta e personale...E poi, lo spasso del girare tra i banchi di via Sannio alla ricerca dell'usato perfetto, i jeans Levi's, le camicie americane a quadretti con i bottoncini sul colletto stretto che si trovavano solo il mercoledì all'alba alle bancarelle del mercato del porto di Anzio e ti toccava partire nel buio per andarci.. e il giubbotto di raso e seta, bicolore, con le aquile e l'isola del Giappone ricamate a mano, e l'enorme tigre in campo rosa, che era stato di Ninetto Davoli nel film Uccellacci e Uccellini, di Pasolini, una reliquia per appassionati, che scovai per venticinquemila lire presso una cantina di abiti cinematografici usati dalle parti della stazione Termini.. come ci si atteggiava a mo' di rockabilly, in giro per la metropoli, con le basette lunghe, il ciuffo a banana, gli stivali alti sempre fuori dai jeans come James Dean...forse adesso sembreremmo ridicoli, giovani di un altra epoca, ma quanto si spopolava, ballando il rock sui tetti (robustissimi) delle vecchie Lancia con in bocca i sigaretti della Carino Ròssli austriaci, dolci e zuccherini, che importavo a pacchi al ritorno dai nostri vagabondaggi per l'Europa, hippy senza saper d'esserlo.. Buffe immagini di noi stessi, così fuori tempo, ma carichi di una formidabile gioia di vivere, senza tema del futuro, senza paura del domani, giovani, giovani per sempre. Bastavano un paio di Ray Ban, sì..



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