(09.09.2008)
C'era una volta, ed or non c'è più, una villa sulle ridenti colline veliterne, nella campagna laziale, circondata da frutteti e da una spettacolare vigna, dove una famiglia romana andava a passare le vacanze e i fine settimana, tutti uniti, con i nonni e altri parenti. La sera, dopo la cena nella grande e rustica cucina, sedevano in circolo sulle sdraio all'aperto a guardare con occhi ingenui e stupefatti la Via Lattea che immensa si dipanava sulla volta stellare, cullati dal canto dei grilli e delle cicale. Attimi di pace dilatati nel quieto scorrere del tempo. Una notte, mille anni fa, mentre indugiavano nel cenare, il nonno chiese al bambino di andare a prendergli qualcosa in un altra camera e lui uscì nel corridoio; improvvisamente si girò e là, stagliato nitido nella luce gialla delle lampade a muro, come un dipinto fuoriuscito dalla mente di un pazzo, immobile nel riquadro della porta d'ingresso della villa, spalancata, sostava un enorme lupo nero. Il bambino restò immobile, paralizzato dallo stupore, a guardarlo avanzare lentamente verso di lui, senza che facesse alcun rumore. Poi, incredibilmente, il lupo prese a dissolversi, sempre avanzando, lasciando di sé solo l'agghiacciante ricordo di quegli occhi. Il bambino non ne parlò mai a nessuno, ma da allora sogni di corse tra campi e foreste si susseguirono e da grande l'immensa, infinita potenza della natura scorse nelle sue vene, e la sua mente stabilizzò i suoi stati d'animo con le fasi lunari. Lo spirito del Lycan aveva fatto visita ad un suo figlio rivelandosi e donandogli un animo fuori dal comune. Negli anni il ragazzo, poi l'uomo, ebbe altri tre incontri con gli spiriti e seppe che i piani dell'esistenza sono molteplici e talvolta dai confini molto labili. A volte, la natura del Lycan può essere un triste destino, a volte una grande e meravigliosa realtà. Io, che ve l'ho narrata, lo so per certo..

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