(Prima pubblicazione 08.05.2009)
A volte, leggendo certi articoli che sproloquiano sui cibi etnici o sulla tradizione dei cibi locali che arretra davanti alle avanzate di kebab e sushi, mi viene da sorridere. Davvero ancora qualcuno di noi crede, immagina, che quel che mangia abbia una minima parvenza di tradizionale? Ne dubito. Così quando vedo che ancora ci attacchiamo ai cari ricordi dei nostri antichi natali, quelli passati nell'attesa che nei negozi spuntassero quelle amate scatole di panettone con i gloriosi marchi Motta e Alemagna, penso che siamo solo degli inguaribili romantici. Angelo Motta creò il suo dolce nel 1919 e implacabilmente negli anni settanta finì nelle mani della Iri-Sme così come anche il suo diretto concorrente, Gino Alemagna, che lo inventò nel 1921 e fu venduto anch'esso dal figlio alla Iri. Nel 1993 la Nestlè, il colosso svizzero li acquisì dallo Stato e ora rieccoli di nuovo su banchi ben più importanti di quelli dei nostri supermercati. Di nuovo in vendita, come è il loro naturale destino. Ora la Nestlè punta ad altro: Nestum, Althera, Nescafè, Mowenpick e vuole disbrigare i vecchi Motta e Alemagna. Dall'altra parte del bancone stavolta si affacciano Bauli e Bistefani. Bauli è in corsa anche per Doria e La Croissanterie e se riesce a svicolare l'antitrust potrebbe cancellare la concorrenza sia nei periodi tradizionali delle festività che per gli snack e i dolci durante tutto l'anno. A questo punto, a parte la nostalgia che lascia il tempo che trova, comincio a pensare che forse comprare azioni - anziché panettoni - legate a Motta e Alemagna non sarebbe poi così sbagliato.

Nessun commento:
Posta un commento