venerdì 12 dicembre 2025

INNO A ROMA

 (Prima pubblicazione  27.01.2010)



Ohhh, che bello, dopo dodici ore di turno di guardia, senza neanche aver potuto vedere il pargoletto stamattina che è dovuto andare a scuola col treno e due autobus, sapendo che stasera lo vedrò per il tempo di prenderlo da scuola e scaricarlo con la moglie (mia, non sua) al treno per riandarmene di guardia, sono - direi - così gioioso e baldanzoso che non ho sparato a un camionista che giocava a "stringi-la-macchina-contro-il-guardrail" solo per il miracoloso intervento di San Giuda.  Quindi ho aperto con sovrumano menefreghismo il primo giornale che mi è capitato tra il cappuccino e il cornetto e la sequela di moccoli che è partita in automatico avrebbe fatto la gioia di Tomas Milian ne "Il commissario Monnezza". Allora , i fatti son questi: a Pessano con Bornago, un paesino del Nord, desiderando preparare i bambini di quinta elementare per una gita a Roma, una maestra ha pensato di caricarli emotivamente facendo loro imparare alcune righe del celebre Inno a Roma. Una nonna ha aperto il diario del nipotino ed è insorta, da vera pasionaria, gridando allo scandalo. I giornali mobilitati hanno parlato di "rap fascisti", la maestra si è fatta venire uno choc nervoso, il direttore - tale Felice Menna, che si gloria di aver cambiato lo storico nome della scuola in vigore fino al 2005 (sic!) "BALILLA" in "Daniela Mauro", una psichiatra reperibile su facebook, quindi a quanto pare personaggio storico di tale levatura ed onore da meritarsi il nome su svariati istituti, alla faccia del piccolo Balilla il cui nome, divenuto quasi un aggettivo, era foriero di ben più alti valori insurrezionali contro l'invasore della Patria (e non certo del fascismo, che se ne appropriò molto tempo dopo) - il direttore appunto ha tenuto subito a dire che una bimba li aveva presi dall'inno fascista che poi a lui han detto che è di Orazio, ma che comunque ha consigliato caldamente per la prossima gita di far studiare ROMA di Venditti, grande inno di valore musicale e certamente gradito a tutti gli appassionati della storia. Del calcio. Puntualizziamo alcune cosucce: la fotografia del diario incriminato, manco fosse la ristampa anastatica delle lettere di Anna Frank o del documento con il quale Hitler decretò l'olocausto, mostra solo questo passaggio: " Sole che sorgi libero e gioioso, sul colle nostro i tuoi cavalli doma, tu non vedrai alcuna cosa al mondo maggior di Roma, maggior di Roma." Come potete notare, in queste righe, si evidenzia chiaramente l'apologia del fascismo ad opera di un bieco/a minore certamente portatore di manganello nello zainetto dei Gormiti. L'anziana pasionaria poi risulta, news alla mano, aver riconosciuto i versi "che era stata obbligata ad imparare a scuola e che aveva poi sentito urlare dai repubblichini di Salò". Ah, la mistica bellezza del fraseggio giornalistico, notate come con il sapiente uso di due verbi abbiano dato una connotazione orribilmente costrittoria all'ora di musica nelle scuole del ventennio e alle becere guerresche grida di quegli infami dei ragazzi di Salò, morti per un ideale, sbagliato magari, ma non per quattro soldi o per altro. Come se i repubblichini se ne andassero in giro ad "urlare" un inno notoriamente complicato anche da mandare a mente. E veniamo all'inno in sè: fu commissionato nientemeno che a Giacomo Puccini dal sindaco di Roma Prospero Colonna nel 1919 come commemorazione per le vittorie italiane nella Prima Guerra Mondiale, su testo del poeta Romano Salvatori, ispirato vagamente al Carme Saeculare di Quinto Orazio Flacco, venne eseguita per la prima volta a giugno del 1919 allo Stadio Nazionale di Roma riscuotendo il grande e meritato successo che lo segnò negli anni a venire quando il fascismo ne fece un motivo da imparare e cantare per le masse. Quindi come si vede un opera musicale di tutto rispetto, patriottica e NON fascista, ma le menti libere e liberali di certi individui non hanno tempo di informarsi, gli basta avere vaghi ricordi del ventennio per fare, evidentemente, di tutta l'erba un Fascio. Ora la vecchia signora avrà avuto la sua ben meritata vendetta contro quel che all'epoca evidentemente non gli era andato giù, magari l'avevano bocciata in canto, chi sa, il signor Menna ha avuto il suo bravo momento di gloria mediatica erigendosi a paladino dei sacri valori dei partigiani, il piccoletto sarà stato mortificato al massimo e crescerà magari desideroso di riscossa diventando un brigatista per ripicca, la maestra sarà stata messa in ginocchio sui ceci a piangere sul latte versato e Venditti potrà farsi pagare il copyright ogni volta che i piccoletti guarderanno l'Altare della Patria cantando RomaRomaRoma, core de sta città... Dite un po', non è una notizia di quelle sulle quali ci sarebbe da discutere una settimana? Una di quelle capaci adesso di spaccare in due fazioni perfino i blogger di chatta, dove naturalmente immagino che subito ci sarà chi non vede più in là del naso e inizierà a dirne di tutti i colori. Uno spasso da non perdersi, assolutamente.  Voi intanto, chi non lo conosce, ascoltatevi quest'opera di Puccini e trovatemi UNA parola addebitabile al fascismo, all'epoca di là da venire. Nel frattempo io e il pupo ci ripassiamo un altro ameno ritornello, molto più democratico: "Me ne frego"...

Commenti dei lettori dell'epoca : 

milady444 :letto con molto piacere cio che hai scritto impossibile fraintendere ciò che scrivi ma si in italia ora come ora devi stare attento pure se sbagli braccio per chiamare un taxi concordo con nerorosso non esiste piu cultura storica nè musicale ma una caccia alle streghe senza sapere nemmeno che volto hanno ma come dice crena "me ne frego"  e  vado avanti........a modo mio ciao crena graziella

nerorosso : 1) AMO QUEST'INNO2) LO CANTAVA SEMPRE LA MIA POVERA MAMMA3) L'UNIVERSO FORSE NON HA CONFINI LA STUPIDITA' UMANA SI4) LA STORIA PER MOLTA GENTE E' TABU'5) MENNA, O COME CAZZO SI CHIAMA CONOSCERA' VENDITTI MA NON PUCCINI6) MENNA O COME CAZZO SI CHIAMA NON CONOSCE NEMMENO LONTANAMENTE LA GRANDEZZA DELL'IMPERO ROMANO7) MENNA O COME CAZZO SI CHIAMA CONOSCE IL FASCISMO COME IO CONOSCO IL GIAPPONESE8) SE TU DEL PENSIERO DI MENNA , O COME CAZZO SI CHIAMA, TE NE FREGHI IO ME NE STRAFREGOCIAO VECIO

p0ladani : non l'ho vissuto...come non ho vissuto il comunismo e le sue morti..i suoi massacri...mi sono stati raccontati da un'anziana cliente ...mentre le pulivo casa mi raccontava la storia! vissuta da lei personalmente e quindi raccontava di fascismo e di comunismo (tutto cio' che sui libri è vietato scrivere...non viene proprio scritto!)pero' ricordo l'uomo di mia madre...lui era fascista...e prima che mangiassi mi faceva cantare Giovinezza altro che il bimbo della suola del nord. buona continuazione di giornata Paola

SCHERZI A PARTE

 (Prima pubblicazione 23.01.2010)


Uno dei più grandiosi incipit letterari che mi sia mai capitato di leggere è quello di un capitolo del celebre libro di Marcello Marchesi, "Scherzi a parte", dove il comico riuniva i migliori e peggiori scherzi che avesse fatto o sentito narrare. Diceva così: "Non tentate mai di farla in un portamonete, è una cosa difficilissima, da marziani, piuttosto procuratevi una paletta..." e via così, lascio a voi immaginare cosa volesse mettere in quel borsellino nascosto tra finte banconote per poi lasciarlo per strada. Questo per dire che il mondo è bello se si sa scherzare, e si ha la prontezza e la capacità di sfruttare i tempi comici per gettare tutto in burla. Ricordo una volta che mi capitò un occasione ghiottissima, alzai il telefono per fare una chiamata e trovai già in linea una ragazza che parlava con la madre che era preoccupata perché lei era voluta andare fuori in vacanza con le amiche e non si fidava di quel che stava facendo, e la figlia giù che la rassicurava. Io ascoltavo in silenzio poi il demone della buffoneria mi prese la mano e, allontanata la cornetta per dare il senso della distanza, cacciai un urlo: Silvia lascia perdere la vecchia e torna a letto che mi si affloscia!   Al che la madre esplose, cominciò a urlare che lei era partita con quel ragazzo che loro non volevano, che adesso sarebbero partiti subito per andare a riprenderla e che non l'avrebbero mai più fatta uscire di casa. Successe un casino ma nel frattempo io avevo chiuso la comunicazione. Immagino che l'abbiano fatta andare suora o cose simili ma non potevo assolutamente perdere una occasione simile! E adesso, mentre ne ne stavo di ronda, mi arriva sul cellulare un msg dove una mi dice che si scusa perché invece di passare una serata tranquilla con lui hanno litigato per via di un altra. Mi avete visto bene in faccia? Ho cominciato a rimpallare msg dicendo che non volevo sentirla più, che era finito tutto e che era il caso di lasciarci. Lei non capisce, io insisto infuriato, alla fine mi fa: Ma hai capito che sono Francesca? e io, tremendo: Francesca?  al che lei di rimando: Certo, e chi se no? a questo punto non rispondo più, così penserà di avermi beccato mentre pensavo ad un altra e si prenderanno a calci l'un l'altra per un mese. Non sono una vera carogna? Ah, anime sante del Necchi, del Mascetti e del Sassaroli, accompagnate il mio cammino in questa valle di lacrime.

Commenti dei lettori dell'epoca : 

AntelaoCrena, sei veramnte perfido! Una volta, tempo fa, quando a Tarcento c'era ancora la caserma dell'artiglieria pesante campale, una signora sbaglio' numero e telefono' a casa mia chiedendo dell'artigliere XY. Io finsi di essere il piantone di servizio e stetti al gioco....Dopo una sapiente pausa, le comunicai, con tono grave, che XY era in punizione, cpr, e che quindi non solo non poteva venire al telefono, ma gli era anche stata tagliata la licenza......Crudele, eh?

milady444 : sei proprio una grandissima carogna ! buona domenica Graziella

p0ladani : gli scherzi del grande ...secondo me...Nanni Loi..li ricordi??...buona serata Crena

QUEL CHE C'ERA PRIMA DI CHATTA

 (Prima pubblicazione 21.01.2010)


Magari i giovanissimi non se lo possono ricordare ma chi ha qualche anno in più, forse a volte ripensa con una sorta di affettuoso rimpianto a quando per accedere all'hard disk di un computer bisognava prendere l'ascensore e per prendere un mouse dovevi mettere la trappoletta con il camembert. Intendo parlare quindi di quando i pc ed i notebook erano di là da venire e ci arrangiavamo, per tenere i contatti col mondo, in altro modo. Oh, certo , non rivango l'epoca di "Piccola Posta", come nel celebre film, né del Club di Topolino, tramite il quale comunque, quarant'anni fa, potevi scriverti con tanti amici ed amiche in tutto il mondo e che gioia era ricevere quelle letterine magari in inglese tutte coperte da stranissimi francobolli...Penso invece agli anni d'oro, diciamo circa venti anni fa, quando esplose il cosiddetto televideo: andavi sui canali delle tivù private, aprivi il televideo e trovavi la messaggeria, dove potevi scatenarti con i nick più strani e fare tante amicizie. Teleroma56 e Telestudio61, a Roma, erano quelle con i televideo più frequentati, anche se a volte diventava un vero problema fare uscire i messaggi, sia perché le segreterie telefoniche erano sempre piene, sia perché uscivano due volte a settimana e non si riusciva ad organizzare gli incontri, sia quando decisero di ricevere i msg solo per posta con le mille lire di carta dentro per coprire le spese che avevano, toccava attraversare Roma in auto per andare a portarglieli e Dio sa in quanti di noi hanno macinato chilometri per questa passione. Ma è anche vero che così finivano per formarsi delle compagnie grandiose, ricordo un meeting al laghetto dell'Eur che eravamo - foto alla mano - quasi trecento da tutta Roma. E che delizia tutti i sabati sera uscire in gruppo, e quanti amori, quante coppie si formavano, e proprio perché alla fine di persona ci si finiva per vedere tutti, anche se presentandoci solo con i nick, era molto raro che avvenissero attacchi personali sullo schermo dato che quasi subito bastava qualche frase o domanda ben assestata per scoprire chi si era inventato un fake. Poco alla volta questi televideo finirono per scemare, sia perché per coprire i costi Teleroma56 iniziò a mettere solo pagine di annunci erotici con i numeri telefonici tipo 883...etc, quelli che dopo due telefonate ti toccava andare al Monte dei Pegni, sia perché Telestudio61, a Torpignattara, forse la più seguita per via del gruppo enorme che si era formato, che in allegato faceva anche un favoloso programma radiofonico mattutino dove a turno partecipavamo come ospiti e che veniva condotto da Ettore Ranalletta poi diventato editor di un giornale di quartiere e trasformatosi da rockettaro quasi punk in candidato politico per le elezioni, insieme alla sua compagna di allora, RosaMaria Bassi, entrambi simpaticissimi e di gran cuore, perse il suo programma radiofonico e il televideo a causa di scelte oltremodo opinabili del proprietario. Poco alla volta crollò tutto, non avevamo più i nostri canali a disposizione, e il gruppo sopravvisse autonomamente come una qualsiasi compagnia di giovani per qualche anno poi, inevitabilmente, crescemmo, i lavori, i matrimoni (a volte persino tra i vecchi nick), le separazioni, la vita insomma ci mise i bastoni tra le ruote. E così ci siamo ritrovati nell'era cybernetica, impegolati nella ragnatela del web, dove tutto corre veloce, troppo veloce, e il contatto umano, la vera dimensione dell'essere, sembra avere timore di concretizzarsi. Troppo futuro ci ha regalato troppe paure, quando invece immaginavamo ci avrebbe donato tante speranze.

BUON COMPLEANNO FEDERICO !

 (Prima pubblicazione 20.01.2010)


Se fosse stato ancora con noi, oggi Federico Fellini avrebbe compiuto novant'anni. Dopo le grandi manifestazioni che si susseguirono alla morte del Maestro pian piano la tensione emotiva è andata scemando ed è curioso come oggi, a parte un servizio televisivo sulla Rai durante il tg, quasi tutti i giornali non hanno speso parole per ricordarlo. E tenete conto che il servizio del tg ha avuto un motivo chiaro per esser fatto, cioè l'intervista alla Loren e il fare pubblicità al film di prossima uscita "NINE" che dice di ispirarsi al capolavoro "OTTO E MEZZO". Ne approfitto invece io per ricordarlo, considerato che sono sempre stato un suo fan accanito al punto da avere tutta la sua filmografia in vhs e dvd, e le registrazioni televisive di interviste, documentari e speciali, nonché film vecchissimi  mai usciti su supporti. Arrivando finanche a rarità come "IL PIRATA SONO ME" di Macario, dove il Maestro scrisse le battute dei testi. E' anche vero che ebbi più volte il piacere di incontrarlo, ci incrociavamo infatti spesso al ristorante "CESARINA", dalle parti di via Veneto, dove andavamo a ritrovare i sapori romagnoli di un ottima cucina: i miei nonni infatti erano di un paesino che somigliava tanto a quell'onirica Brescello così ben disegnata da Guareschi e anche per questo ho sempre  amato AMARCORD, proprio perché vi rivedevo quei portici, quelle atmosfere dipanate nel tempo e prive di un luogo preciso che non fosse sognato, quella gente rustica e sanguigna. Ricordo anche che, incontratolo sotto casa a via Margutta, tentai sfacciatamente di propormi per qualche suo film, dato che ero iscritto come comparsa a Cinecittà ma mi fece notare che non ero abbastanza bizzarro per i personaggi che di solito filmava. Peccato, avrei pagato io per poter lavorare con lui, lo ammetto... Approfitto di questa occasione per mettervi un brano del celebre film ROMA, dove vedrete come si mangiava nelle trattorie all'aperto all'epoca del fascismo, e la location benché quasi del tutto creata a Cinecittà - e illudendo trattarsi di Trastevere - copia invece una piccola zona dietro piazza Cavour, ormai molto diversa. Posseggo una copia dell'Istituto Luce del film ROMA che contiene molti minuti in più di quella uscita nelle sale e prossimamente un amico che ha un suo sito su Youtube dovrebbe poterla mettere lì, tutta, chiaramente suddivisa a tranches, cosa che mi auguro così in tanti potranno vederla. Approfittiamo dunque di questa giornata per ricordare con rimpianto uno degli assoluti Maestri del cinema italiano - per me il più grande, ma io non faccio testo...- che ci ha regalato pellicole entrate nella leggenda e nell'immaginario collettivo.

Commenti dei lettori dell'epoca :  

mogul : da romagnolo ti ringrazio per il ricordo di Federico e per la tua passione nel collezionare pezzi inediti del maestro,

se i papaveri che stanno in alto lo hanno dimenticato peggio per loro,

lo ricordiamo noi e lo portiamo sempre nel cuore,

ciao grazie ancora

milady444 : dimmi c'è un argomento in cui sei carente???????????? mi associo con te nel ricordare il grande FEDERICO il "PIU" del cinema italiano buona giornata graziella


MORIRE

 (Prima pubblicazione 18.01.2010)


Ti capitano, no?, quei momenti vaghi dove così tante cose ronzano per la mente, momenti che sembrano dilatarsi nel tempo senza uno scopo, quando finisci la notte e riparti verso un alba traslucida, anelando quel piccolo raggio di sole che proprio non ne vuol sapere di uscire. Ti ritrovi ancora e sempre per strada, mentre sotto una cappa di nuvole plumbee ti sembra, ma sì, pare che...sì, eccolo lì ed una lama rossa taglia, attraversa, fa capolino, quella semisfera rossa come il sangue del sole che sorge, senza portare calore, senza portare che poca luce, ma solo la speranza che tra poco venga in tutto il suo fulgore. Lo vedo, se ne sta lì, galleggia tra le nuvole anche stamattina, nell'ennesima alba diaccia, non sa di me e neanche gliene importerebbe. Guido, con la stanchezza nelle ossa, così profonda, così bene abbarbicata alla schiena da non volersene andare neanche dopo due giorni di sonno. Che ovviamente non capitano mai. Mi aspettano le tre-quattro ore giornaliere sotto coperte che per riscaldarsi aspettano me. Ti fai i conti, ragioni, magari ci scappa anche qualche preghiera, anche stavolta si torna a casa, ripensi alla notte, al collega accoltellato pochi giorni fa, a quell'altro che l'altro giorno si è sparato. La testa è ovattata, non ha più voglia di significati, vorrebbe idee, idee che non vengono. Il pensiero si perde a ricordare testi letti tanto tempo fa, così tanti libri, una massa enorme, spicca Mishima con i suoi romanzi, le sue teorie, i suoi ideali. Il suo morire. Sarà l'alba, sarà il ricordo delle ultime scene del film dedicato a lui, potenti, drammatiche, una morte gloriosa, una morte da ricordare. Non un coltello in un vicolo buio. Non un cancro bastardo. Una libera scelta, un atto di arte, di amore, di esclusiva passione verso sé stessi. La stanchezza sembrerebbe quindi poter conoscere una fine. Una liberazione. Potrebbe essere così facile. Ma quando ci provai non ci riuscii. Anni passati. Motivi più profondi. Morire di stanchezza? Perché no, si muore per tante idiozie. Morire. Dormire. Sognare finalmente, sì, sognare in eterno, liberi, nella pace, senza più attese, il nulla, il vuoto. Il riposo. Togliere finalmente la soma di dosso, respirare un ultima volta, uno di quei respiri che abbiano tutti i sapori e gli odori del mondo, la terra bagnata, l'erba che cresce, il salmastro degli spruzzi marini. Semi di terre lontane che non importa se mai visiterò, basta che esistano e che io sappia che esistano. Il sole. Quello che non vedo mai, più, da anni, solo albe, tramonti. L'etica del vampiro, e non lo sono nemmeno. Calore, quanto, quanto ne vorrebbero le mie ossa. Steso al sole, su un muro, lucertola bizzarra e fuori misura, lì così senza null'altro da fare che diventare parte del muro. Calcinato. Ossa che biancheggiano al sole del deserto. Intoccate se non dal simun, baciate solo dalle dune  che vanno, vengono e non ricordano, prive di forma alcuna. Morire, sì. Finire. Quel viaggio fine a sé stesso, il cui senso sa solo qualcuno sopra di me, forse. Io no, o se lo sapevo l'ho scordato. Scordo tante cose, non voglio più ricordare. Continuo a viaggiare, l'asfalto scivola, le ore si rincorrono, gli occhi fanno male, vorrebbero chiudersi. Un altra alba, un altro tramonto, un altra alba. Ci vorrebbe Ozu per ritrarre una vita così, ma non c'è più. Mi precede. Guardo le macchie sulle mani, che belle mani che avevo, mani fatte per i pennelli, per la stilo e il calamaio. Guardo nello specchietto quel volto a cui sono abituato, ma non sono io, io non sono così, io ho vent'anni, ho tutta la vita davanti. Che sono quei capelli bianchi, una volta bruni, cupi. Solo gli occhi son rimasti, hanno vent'anni loro, anche se hanno visto troppo. Chiuderli sarebbe poi così male? Farà male? Sarà triste? Triste sarà essere soli, perché ognuno muore solo. Per quanti ne abbia d'attorno, è l'unico viaggio per il quale non puoi comprare due biglietti affiancati, di certo. Fa niente. Ma poi, potrò sognare?

Commenti dei lettori dell'epoca:

milady444 : capitano pure a me certi momenti ma per fortuna sono di breve durata e il sole sia pure solo nel nostro cuore torna sempre a risplendere

un sorriso e un abbraccio graziella

p0ladani : anche se capisco questi pensieri cupi...questa voglia di chiudere per davvero tutto...sentirsi talmente stanchi che la soluzione sembrerebbe una sola...ci sono passata e non solo una volta...ma ho capito che primo non ne sarei mai capace...di uccidermi dico...anche ai tempi credo di non aver mai trovato il modo giusto per farla finita proprio perche' in realta' non volevo affatto morire ma inconsciamente creavo "campanelli d'allarme" per farsi' che ci si accorgesse di me...di quel bisogno di ricevere coccole...attenzioni amore...e sono contenta di non esserci riuscita! perche' ho capito che la vita o meglio vivere mi piace! anche nella mia poverta' anche nel mio esser una madre-single...anche con tutti i problemi di salute...non mi importa se le mie mani sono cambiate...sono meno belle e lisce...non mi importa delle rughe...del corpo che sta invecchiando e che si stanca prima...non mi importa di esser meno scattante mi importa esser e sentirmi viva...mi importa invecchiare bene...nel migliore dei modi...e' sufficente guardare negli occhi le mie figlie per capire quanto amore ho donato e quanto ne ho ricevuto...mi basta pensare che ogni cosa che ho fatto che ho vissuto che ho anche subìto mi ha arricchita...e legata sempre piu' alla vita...non saro' io a decidere la data e l'ora del mio ultimo viaggio...e non mi importa se saro' sola...avro' vissuto e lasciato traccia di me...e lassu' semmai ci si rivedra' tutti ....non ho scelto di nascere e non decidero' io quando morire....c'e' CHI ci pensera' per me...com'e' giusto che sia....Un abbraccio

antonisceddu : Crena, in questo tuo post vedo il SOMMO in un momento NO...tutti abbiamo avuto e abbiamo questi momenti e anch'io, specialmente quando ero di servizio, mi ritrovavo a fare dei ragionamenti strani sulla vita, ma dopo riflettendoci sempre sopra saltava sempre fuori il solito responso: Anton...."così è la vita, una ruota che gira e non stà a te fermarla"...e adesso di questo nè sono più che convinto...sono rimasto troppo presto senza la mia "metà" e adesso attorno mi ritrovo i figli e figli dei miei figli e chissà quando quel Gran Manovratore fermerà la ruota e mi farà scendere dicendomi: fine della corsa. Un'augurio di gran ripresa e una settimana all'insegna della serenità, un'amichevole abbraccio, Antonello

ariel560 : sono rimasta incantata dal tuo modo di scrivere..... gli avvenimenti tristi, il desiderio di liberarsi dagli affanni, il bisogno di chiudere gli occhi e potersi scrollare i pesi della vita....E' terribile quando i pensieri iniziano a rincorrersi, specialmente di notte....fanno si che tutte le sensazioni negative risultino amplificate.....e nel buio e nel silenzio sembrano fantasmi in agguato....ma poi, con la luce del giorno si dissolvono almeno in parte.....Quando mi volto indietro e vedo chi sta peggio di me, mi accorgo alla fine che, pur con tutti i miei problemi, sono una donna fortunata e allora.......si va avanti....e credo che anche la vita peggiore sia degna di essere vissuta....auguri a te perche' ritrovi la tua seranita' smile

 Carmen

SOTTO ZERO

 (Prima pubblicazione 16.01.2010)


E si comincia, così, come tutte le notti, sapendo dove si va e non sapendo se, quando e come si torna. La Nomentana se ne sta acquattata nel buio, rumeni vagano nei pochi bar ancora aperti, piccola folla fuori da una sala giochi. Urla gioiose si alzano da un campetto di calcio illuminato come San Siro. Prendo il viottolo che porta alla campagna, per fortuna stanotte non piove ma già la brina brilla contro i fari da ogni gelido filo d'erba. Una volpe mi guarda sorniona da un rialzo del terreno. Pali di legno irti di filo spinato occhieggiano ai lati del camminatoio. Raggiungo la postazione, che non è una postazione; quello che dobbiamo sorvegliare non c'è, è stato spostato, non c'è niente. Campagna, masse di rovi, alberi smunti lanciano i loro rami contorti verso le stelle, poche carrube marcite ancora appese ai bordi. La stalla del pecoraio , massa buia nel buio, circondata da covoni fradici. I conigli saltellano alla luce dei fari, incomprensibile come non siano delle statue di ghiaccio. Gli strumenti, i forconi, vecchie seghe, falci, fanno capolino rugginosi e sporchi appesi al tetto della baracca e degli stallaggi. Il collega arriva in ritardo, saluta, si attacca al cellulare e dice che deve allontanarsi dieci minuti. Va bene, vai. Mi apposto al buio, ogni tanto con la torcia dirigo il raggio di luce contro rumori non identificati che arrivano dai cespugli. Cose che si muovono furtive. Torna dopo quasi un ora, era andato da un amico a vedere un cellulare, stende il sedile del Bmw e si mette a dormire. Bene così. L'ultimo dei fessi continua a sorvegliare il nulla in previsione di un occupazione da parte degli zingari. Dall'Aniene si alza la nebbia, densa, ciuffi, matasse involvolano su se stesse, rotolano verso di me, prima basse, poi ad altezza d'uomo. Un fruscio vicino, abbasso la luce, torme di ratti di proporzioni epiche si dirigono verso la baracca delle pecore. Meglio non chiedersi cosa vadano a fare. Alzo gli occhi, annichilito dalla sovrumana bellezza della infinita cupola stellata dove spicca grandiosa l'Orsa Maggiore. Non c'è luna, non posso neanche ululare. Le ore passano lente, tento di sopravvivere mettendo i pantaloni termici da moto sui calzoni della divisa ed un secondo giubbotto sotto la giacca, la sciarpa mi copre a mo' di ninja fino alle orecchie tenuta su da un cappuccio in pile. La steppa intorno mostra il suo ghigno feroce, da qualche parte dovrebbero esserci gli accampamenti dei Tartari, mi chiedo se potrei andare ad elemosinare una bistecca. Rido tra me e anche sorridere mi fa male alla faccia. Non sento le dita, frugo in cerca dei guanti piombati ma il freddo passa anche dentro di essi. Tento di fare i miei bisogni ma combattere con due pantaloni e gli slip è roba da alchimisti medioevali, alla fine ci riesco sperando non mi si congeli... Strani uccelli notturni gracchiano versi incomprensibili, magari ci sarà l'uccello dalle piume di cristallo, perché no, qui oramai niente mi stupisce più. Mi concedo un minuscolo piacere addentando una fetta di panettone rimasta in macchina, le razioni kappa le ho lasciate a Salerno nel 1980, grappa non ce n'è, alcool puro nemmeno, confido che l'uva passa mi dia un poco di energia. Assimilo lentamente i carboidrati, il sangue si rimette in movimento anche se fa fatica a giungere al cervello. Le pecore sbattono contro i bandoni di lamiera, si saranno accorte dei ratti. Alle cinque la nebbia viene tranciata da dei fari, arriva il camion del lattaio, carica succo di pecora e se ne va ancheggiando tra i fossi. Un gallo starnazza nella desolazione, evidentemente non ha studiato nulla di ore legali e fusi orari. Il collega dorme nella sua auto, io continuo a contorcere le dita dei piedi tentando di evitare il congelamento ma non si muovono e la cosa mi preoccupa. Sbatto gli stivali contro un albero più volte fino a che sento qualcosa, bene, sono ancora intero. Vivo. Un blocco di ghiaccio ma vivo. Guardo il termometro nella macchina, meno uno. La pistola è oliata a dovere, non avrà problemi nel caso servisse. Una sigaretta tira l'altra. L'alba è di là da venire. Cose si muovono nella nebbia. Rumori. Fruscii. Il sole arriverà. Prima o poi.

NOTTURNO

 (Prima pubblicazione 15.01.2010)


Ti ritrovi così, nel fondo estremo della notte, a girare e rigirare tra la peggio fauna nel sottobosco umano della stazione, con un paio di colleghi che tirano l'alba con te, cercando di svicolare col cervello dai tuoi problemi e parlando sommessi del più e del meno, cercando come sempre di scamparla quando, con gli occhi gonfi dal sonno e i piedi che gridano vendetta, fermi nel mezzo del corridoio gommato a farci una sigaretta, l'attenzione viene attratta da una cosa veramente assurda. Sbucato dal nulla un centesimo arriva rotolando piano su se stesso, viene verso di noi, fa un giro del gruppo, si avvicina ad un collega, si riallontana, viene verso di me, sembra indeciso, riprende a rotolare e se ne va. Ci guardiamo, indecisi se metterci a ridere o se farci rizzare i capelli. Guardiamo intorno ma non si vede da nessuna parte. Che fine ha fatto? Cominciamo a cazzeggiare sui film demoniaci e sulle monetine infestate ma l'ora e il luogo non sembrano adatti così lasciamo perdere e ci riavviamo, ognuno con la mano sulla fondina, verso i nostri stalli delegati. E intanto, come era ovvio, il cervello si mette a rotolare anche lui: e se fosse stata davvero l'occasione speciale? Se fosse stato un amuleto, un portafortuna magico? Se anche fosse stata un offerta da Belzebù, non era forse il caso di chinarsi e afferrarlo? Mica ricapita più una cosa così... faccio qualche giro in zona, non lo ammetto ma sì, sto cercando il centesimo. E non si vede più, forse aspirato dalla macchinetta degli spazzini che è passata poco fa, chi sa, magari adesso sta in un sacco di polvere pronto ad andare ad intasare furbescamente qualche condotto di scarico per provocare qualche immane tragedia condominiale multipla... o è già finito nelle tasche di qualche barbone che domattina troverà un portafoglio con la schedina vincente del superenalotto e tra un mese tornerà in stazione e si comprerà un Eurostar... mah. Chi sa cosa cercava da noi. Forse anche lui aveva bisogno di un po' di compagnia, nel gelo della notte. Forse cercava solo una tasca amichevole. O forse no.

LA MUMMIA

 (Prima pubblicazione 12.01.2010)


Leggo con divertito raccapriccio che la rete televisiva Channel 4 inglese sta cercando un malato terminale disposto a concedere il corpo affinché possano fare un documentario sulla imbalsamazione, secondo gli antichi rituali egiziani. Ora, ci sarebbe da chiedersi come mai non siano andati a cercare un nativo della valle del Nilo, dove ancora chi sa in quanti seguono l'antica religione e farebbero carte false per farsi mummificare.  E c'è da domandarsi se di un simile documentario ce ne sia il bisogno, ma in un mondo dove tutti i tabù sono stati infranti e superati, dove in preda ad una sindrome generalizzata da overdose qualsiasi cosa non è mai sufficiente, la imago mortis - che una volta sarebbe stata coltivata nel riposto familiare con tutte le tradizionalità del caso - è solo un altra cosa da sfruttare. Non so quanti di voi ricordano una antica ma sfacciata campagna pubblicitaria di una nota casa di cerimonie funebri che osò far realizzare al grande disegnatore comico Origone (quello di Nilus, per capirci) una serie di strip su "La mummietta in cassetta" con una pin-up tutta bendata che ne combinava d'ogni sorta. Bizzarro davvero, e all'epoca sconcertante, in quanto uno dei primi colpi tesi a ridicolizzare la morte e a rendere accettabile se non addirittura piacevole l'idea di una inumazione diversa da quella consueta. E pure c'è da tener conto di quanto l'idea di una mummia sia straniante, accompagnata da sempre da un immaginario collettivo che la vuole rappresentante di qualcosa di orrido, pauroso (e ben lo testimoniano tutti i film dedicati, da La Mummia con Cristopher Lee sino a La Casa dalle Finestre che Ridono) forse perché accompagnata alla credenza che la vuole in grado di risorgere ma non con un corpo nuovo e puro come nel fantasticare cristiano-cattolico bensì con una sembianza putrescente e corrotta quindi cattiva in sé. Vedremo, perché è certo che riusciranno a farlo, intanto pur disgustati ci divertiamo nel sapere che l'esperto si sta addestrando sui maiali, come ogni classico e buon tatuatore che si rispetti. Augurandoci comunque che quelle bestie, una volta finita l'ora di esercitazione pratica del tizio, non siano state rimesse in vendita su qualche bancone britannico.

AFFONDATO !

 (Prima pubblicazione 11.01.2010)

NB dal servizio di guardia ai terreni della foce dell'Aniene dopo il diluvio


Dopo un orrida nottata passata sotto il diluvio a presidiare il nulla, già, come nel deserto dei Tartari, visto che i vigili del fuoco han portato via i mezzi e quindi in quella landa desolata ci sta solo una stalla di pecore, stamattina andando via mi sono ritrovato a slittare in un mare di melma finendo in un fosso pieno di fango, pali e filo spinato. Ci son voluti tre quarti d'ora, con l'aiuto dei colleghi, per agganciare l'auto con un canape (dopo averne spezzato un altro) e farla uscire da lì, dopo averci gettato sotto vecchie lamiere rugginose ed essermi sbragato le mani rimuovendo i tronchi col filo spinato intorno. Ovvio che gli schizzi di melma sono arrivati fino al tetto della macchina, ed io ero fradicio fino al ginocchio, la divisa conciata da non crederci e, Dio me la passi buona, le bestemmie saranno arrivate a Pechino... comunque via, anche stavolta la vecchia pellaccia non è affogata e mi spiace per voi, è ancora qui a scrivere!

TOO OLD TO EVERYTHING

 (Prima pubblicazione 08.01.2010)

NB : questo post segue un post non pubblicato qui, nel quale come al solito armato di una satira pungente e feroce, ne dicevo di tutti i colori contro certi utenti delle chat bavosi e mielosi sempre tesi all'abbordare qualunque femmina che respirasse, e al post una certa "milady444" , mai venuta prima a leggermi, commentava piccata non avendo capito nulla del senso del post, dimostrando una coda di paglia di proporzioni omeriche. Ne seguì questo mio post, dove ovviamente non la nominavo e dove puntualmente venne, accidiosa e imbelle, a commentare. C'è da notare che mentre io dopo vent'anni ancora scrivo su internet lei è scomparsa come tutte le sue patetiche chiacchiere.

Altro che troppo vecchio per fare il rock'n'roll e troppo giovane per morire, come cantava Ian Anderson con i Jethro Tull. Qui è lampante che sono troppo vecchio per TUTTO! ahahah! Ma certo, come si evince dal commento che è stato lasciato poco sotto, nel precedente post, sono talmente immodesto che non vale la pena leggere i miei post, naturale, anche perché si correrebbe il rischio di scoprire l'ineffabile abisso di umanità, guai, disagi, empatia e amore per gli altri - mio figlio e gli amici soprattutto - che mi porto sul groppone. Naaa, meglio tranciare giudizi. E poi, ma sì, ovvio che scrivo solo per me stesso, infatti le settemilacinquecento visite che hanno avuto il buon cuore di venire qua sono sempre io, che ho centinaia di nick diversi e penso solo a scrivermi addosso e ad autoleggermi, infatti i blog degli altri non li leggo mai e la faccia (mia) che vedete nei vostri blog è un automatismo generato dal computer. Da due anni a questa parte, i post (centinaia, oramai, non si contano più) che sono comparsi qua sopra sono unicamente dedicati a me stesso, quante volte mi faccio la barba, che dopobarba uso, a quando risale l'ultima lavata di calzini, se ho gettato l'immondizia oppure no e così dicendo. Naturale! Avete mai visto forse qualche post di critica, generale, sociale, politica, artistica? MAI! Avete mai trovato notizie utili ai bloggers, informazioni culturali, cinematografiche, sociali? MAI!  Avete trovato post dedicati a voi, con i vostri nomi, quando magari era successa qualcosa? MAI! Ed è quindi naturale che una persona MAI venuta in questo blog, o almeno la mia arteriosclerotica memoria non se la ricorda, trovi giusto leggere un post che guarda caso sembra essere dedicato a chi fa blog come il suo (era chiaro che sarei andato a leggerlo) e si reputi piccata. Va bene. Ripeto qui una volta per tutte che ne leggo a centinaia di blog e non reggo l'impatto con i muri di miele appiccicaticci, che hanno tutto il diritto ad esistere ma quando ne leggo uno una volta non ci ritorno. Così come credo di avere il diritto di comprare un libro di Stephen King anziché un Harmony. O di scegliere Avatar anziché Titanic. A voi piace scrivere quel che scrivete? e fatelo, nessuno e io meno che mai, ha il diritto di venire a prendervi in giro nel vostro blog, e infatti non l'ho mai fatto. Ma questa è e resta casa mia, se voglio girare in mutande sporche e lasciare l'acqua dei pesci puzzolente ce la lascio, se voglio lasciare il letto disfatto ce lo lascio. Me ne frego, come diceva l'amato ritornello della canzone. Se da oggi in poi non ci saranno altre visite allora sì, che scriverò per me stesso, come diceva Matheson è la "Regola per sopravvivere". Comunque, continuerò a non andare in blog mielosi ma al tempo stesso a rispettarli e a non lasciare MAI commenti acidi o spiacevoli. In due anni che sto qui non l'ho mai fatto. Forse sono troppo signore, o educato, per farlo, fatto sta che è così. Né, tanto meno, inizierò a mettere foto di nudi o di pornografia, anche se tira, se va di moda, se porta cinquecento amici in più, se porta diecimila visite in più. Qui si viene per LEGGERE, sapete, quella cosa che si faceva una volta, ai tempi di Strapaese, quando non c'era la televisione. E se quel che leggete non vi piace, vi apprezzo lo stesso, nessuno è profeta in patria ma ognuno è padrone in casa sua. Ultima ciliegina sulla torta (al maraschino, se mi consentite, sono un gourmet) il post non era affatto riferito alla persona che ha lasciato il commento, ma forse ha pensato giusto di darmi una raddrizzata. Va bene. Non c'è problema, qui nei commenti potrete sempre scrivere quel che vi pare. Grazie a Dio questo blog è territorio indipendente. Abbracci a tutti.

Commenti dei lettori dell'epoca : 

follettoarrabbiato : Sai quante colte lo ripeto ce un blog e' casa propria e ognuno ci scrive quello che vuole?? No lo capiscono proprio e va be..che vuoi fare...lasciali parlare..baci

lucia46 : cosa ancora mi mancava!!!!!!!!!!!!!!!! ancora non ci hai detto quante volte vai in bagno in una giornata!!!!!!!!!!!!!!!

Tu continua a scrivere per il TUO piacere di scrivere......io continuerò a leggere per il MIO piacere di leggere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

milady444 : ogni blog è casa di chi lo scrive
ma visto che i blog sono aperti a tutti è normale
che vi possano essere commenti negativi
non mi sarei certo offesa se tu avessi fatto un commento
di critica negativa nè l'avrei cancellato
infatti me ne hanno fatti
io non sono per nulla piccata mentre il piccato sembri tu
visto che mi fai l'onore di dedicarmi un post intero
ma se il ricevere commenti negativi ti sconvolge così tanto
chiedo venia non volevo turbarti
nè mi permettero di farlo  mai piu
sono un anima sensibile come si evince dai miei post
si quelli smielati strappalacrime che tanto detesti
ma che almeno suscitano emozioni
e fungono da valvola di sfogo
non tutti possiamo essere "forti" come te
 nulla di personale sempre disposta al dialogo con te mi piacerebbe un tuo commento negativo sul mio post
ciao buon fine settimana
graziella
 

NOTTE DELL'EPIFANIA

 (Prima pubblicazione 06.01.2010)


La notizia ci arriva col solito tamtam e si sparge a macchia d'olio: un collega che si era recato per allontanare un nigeriano che faceva casino nel deposito bagagli è stato accoltellato ad un polmone e si trova ricoverato all'ospedale. I giornali, il giorno dopo, si sbizzarriscono nel definire l'aggressore come uno dalla fedina penale pulita. Aveva già tre tentati omicidi sul groppone. Bravi. La sera mi telefona il distretto, lo sostituisco io. Cazzo. Parto per la stazione, la notte sarà lunga. Arrivo, stanno già tutti su di giri. In quattro iniziamo a battere tutta Termini. Ognuno un area, ogni tanto ci si raggruppa per qualche giro nei sottoscala, nei depositi, nei magazzini. La feccia alligna ovunque, gli Angels distribuiscono sigarette e pacche sulla schiena ai barboni alcolizzati, se ne vanno felici, quelli ci sputano dietro al passaggio. Grazie. Gente derubata gira a vuoto cercando un ufficio per fare denuncia. Il pattuglione della polizia gira in gruppo, saranno almeno in otto, girano e tornano a sedersi nella loro hall. Noi continuiamo. Il freddo morde i polpacci. All'una si alzano i cancelli, i normali escono, gli altri si sparpagliano ovunque. Inizia la caccia. Barboni lezzosi infilati in ogni buco, Serafino ubriaco marcio gira strappando tutte le buste appese per l'immondizia, lo invitiamo ad uscire, ci augura di crepare accoltellati. Barbara la pazza vaga inseguita da un subnormale che gli sta dietro come un cane in calore, volano bestemmie, li portiamo all'uscita, fuori si accalca gente che vuole stare all'interno per prendere i treni delle cinque, non è possibile, non c'è neanche una panchina e poi è proibito. In un angolo del negozio Nike una barbona caca contro la vetrina, inizio ad urlargliene di tutti i colori, ci mette quaranta minuti poi raduna i suoi sacchi e la porto via. Ogni tanto quelli della manutenzione spuntano tra le colonne tentando di dare una parvenza di regolarità al tutto, colonne spaccate, lastre di marmo divelte, sacchi di immondizia lasciati ovunque. Una cabina del telefono se ne sta lì con la cornetta strappata che penzola. Vago tra i binari. Piove. Sulle traversine mucchi di merda lasciati dagli intelligentoni che aspettano di giungere in stazione per usare il w.c., il fetore prende alla gola. Da dietro una colonna spunta un negro, allerto gli altri, corre e si perde oltre i treni, lontano. Fuori dai cancelli una rumena urla che ha perso il suo telefono, vuole che gli dia il cellulare per chiamare in patria, la lascio lì ad urlare. Cammino. Ancora e ancora. Il piede destro è una massa informe di dolore, ogni passo capisco sempre più l'antica tortura delle bastonate sulle piante, insopportabile. Neanche un bar. Mi avvicino ad un distributore, indeciso se prendermi un Kinder, mi vergogno un po',a cinquantadue anni si può mangiare un Kinder? Mah. Lo prendo lo stesso ma lo mangio rapido, in disparte. Scoviamo un tossico, tocca trascinarlo, dà in escandescenze, tengo la mano sulla Maglite da 40 centimetri pronto a rompergli qualche osso, lo cacciamo fuori. Dai vetri il pullulare di facce che avrebbero reso felice Lombroso, mucchi di stracci dormono davanti alle uscite di sicurezza. Giro intorno ai pochi rimasti al binario uno ad attendere il treno delle cinque, uno continua a vagare sin verso le uscite, gli dico che è proibito e lo riporto al binario. In alto, enormi cartelloni pubblicitari con Victoria Beckam seminuda, laccata a cera d'api, mi ricordano che i miraggi non si vedono solo a El Alamein. Siamo sfatti, ci ammucchiamo su un gradino, i colleghi iniziano il rituale cazzeggio a chi scopa di più e con chi e dove. Fumo un altra sigaretta. Piove. L'umidità si infila sotto la giubba. Il dolore al piede raggiunge vette alla De Sade, mi levo l'anfibio, guardo il sangue sul calzino e scuoto la testa incredulo. Alle quattro e un quarto l'imbecille di prima apre una porta e ci troviamo circondati da una massa di zombie che iniziano a scaricare fagotti, macerie e altre putritudini qua e là. Ricominciamo i rastrellamenti, uno delle pulizie ride e ci chiede se si può mettere un banchetto per far firmare alla gente per fucilarli. Credo che non sia possibile. Il maledetto jingle pubblicitario dello shopping in stazione mi riverbera nel cervello da ogni altoparlante, da ore; mi domando se potrei sparargli contro ma non ho proiettili non registrati... Lo scazzo è totale, scattano gli allarmi, un tizio ha scavalcato le sbarre del ristorante e sta facendo incetta di cibo, ci arrampichiamo come scimmie sulle scale chiuse per arrivare a prenderlo. La polizia se ne sta nella sua hall. I carabinieri, fuori, salutano con amichevole garbo e vengono ad aiutare. Tutt'altra gente. Sono una larva, non mi reggo in piedi, la lancetta dell'orologio non si muove. Certe notti i paradossi temporali si avverano e il tempo si dilata, si ripete, perde senso. Nel forum un barbone minaccia i passanti con un bastone. Scendo a cercarlo. Non è ancora finita. Mi infilo i guanti piombati. Vado.

Commenti dei lettori dell'epoca : 

icenora : mi sento male solo al pensiero!... so che queste cose accadono ma sentirle dire a te mi spaventano ancora di piu!

... è davvero un lavoro troppo brutto Crena! vedi sei puoi trovare altro lavoro per favore non puoi continuare cosi!  non mi piace questo lavoro che fai....

va be! pero questa  post mi ha rattristato troppo troppo brutto questo lavoro! un bacino principe.... ciao

amandax.67 : fatica x portare la pagnotta a casa non è vero che i lavori sono tutti uguali il tuo è veramente rischioso stai sempre attento occhi aperti ci vuole coraggio per lavorare di notte con tutta la gentaglia che c'è ciao tanti saluti

follettoarrabbiato : parli del Bronx, vero?

Nico.1165 : hey Marco ..scusa ma mi vengono solo parolacce da dire a chi permette ste cose......in bocca al lupo....mi hai zittito stasera e non è cosa da poco.

ampollina2 : povero crena, è tutto un degrado, altro che il giorno della befana, questa è l'apocalisse.

BOLLETTINO DI GUERRA DEL 31.12.2009

 (Prima pubblicazione 03.01.2010)


Ore 20,25 arrivo in postazione, faccio godere il collega smontante mandandolo a sbevazzare mezz'ora prima del previsto, parcheggio e, sornione come il Gatto Mammone, srotolo fuori dal finestrino dell'auto dieci metri di cavo per attaccarmi alla presa del cesso degli operai, attacco il pc e mi preparo ad una notte di capodanno da tregenda. Passano tre quarti d'ora durante i quali provo ad entrare in internet con tutti i browser che Dio e gli hackers hanno creato ma non c'è verso, il Millennium Bug anzi la Millennium Lumaca con dieci anni di ritardo è riuscita finalmente a colpire. Il web è al collasso. La gente nel mondo industrializzato ha tirato fuori le pile. Nel subcontinente equatoriale iniziano i cori di lamentazioni. I massoni si sfregano le mani. Iena Plisskin accende un altra sigaretta e dice: Benvenuti nella jungla. Si scatena il diluvio, gocce grosse come lacrime di elefante cadono dalle nuvole, le cateratte celesti si sono squarciate, dalla collina al lato della macchina inizia a venire la valanga acquea, penso che tra poco il fango arriverà alle ruote e infatti, provo a muovere l'auto e slitta carogna. L'acqua schizza dalla fessura del finestrino sin dentro il pc, chiudo tutto al volo, scendo lanciando bestemmie contro Colui-che-non-deve-essere-nominato, strappo il cavo dalla presa prima di diventare un bratwurstel (e non ho neanche i sauerkraut a farmi da contorno) e lo avvolgo asciugandolo rapido, lo tiro nel cofano e chiudo tutto. Non si vede nulla. I tuoni si accavallano tra i lampi. Il fango mi arriva ai bordi degli anfibi. In auto tento di strizzarmi ma non è un camper e sembro Pippo nella cabina al mare mentre tenta di indossare un salvagente a forma di canotto. Due metri cubi. Poe ci avrebbe scritto sopra "Un inumazione prematura". Si fanno le ventitre, armeggio sconsolato con due panini, mezza fetta di panettone e una bottiglietta di Prosecco squallidamente calda. Mi rallegro pensando ad Antonello Venditti che affoga ai Fori Imperiali tentando di fare il suo concerto. Ventitre e trenta, le nuvole si diradano, smette di piovere, i pazzi stanno facendo esplodere tutto il circondario già da un ora, metto in moto e slittando come in un aquafun mi inerpico sulla collina. Iwo-jima. E non ho neanche le bandiere dei nostri padri. D'altronde nessuno è lì pronto a fotografarmi... La luna, piena come lo Stregatto, mi ghigna livida a picco su nel cielo. I boati si susseguono, pochi fuochi d'artificio ma molte esplosioni. 1945. Stanno entrando a Roma. I tedeschi fanno saltare le fabbriche. Starace gira in bicicletta. Non ha capito un cazzo. A quest'ora i bolscevichi staranno abbeverando i cavalli a San Pietro. Continuo a lappare il Prosecco. Caldo. Ah, l'orrore, l'orrore... Iniziano i lampi colorati in cielo. Roba inaudita. Dall'alto vedo i camion dei vigili del fuoco correre sulla tangenziale. A Enrico Toti deve aver preso fuoco la stampella. Mi attacco al telefono per chiamare nelle retrovie. Mia madre, mio fratello e i suoi se la stanno spassando, ci si ricambia gli auguri, auguri di arrivare vivo al mattino. Non mi preoccupo, celio, so nuotare bene. Chiamo a casa. Tatino troppo occupato a guardare la televisione, risponde a monosillabi, la moglie chiede se non ci sia nessun operaio con cui festeggiare. Eh eh. C'è solo un chiurlo che cippeggia da un cespuglio, Celentano avrebbe detto: Neanche un prete, per chiacchierar. Attacco. Boati. Lampi. Tiro beffardo la microbottiglia di prosecco, stile cestino da viaggio di Fantozzi, oltre la collina sperando che becchi il cristallo di qualche camion. Niente. Stavolta Cadorna Diaz non mi decorerà. Lo speck del panino inizia a tornare su, complice il prosecco caldo. Mi sento più acido della buonanima di Funari mentre faceva un intervista. Finalmente alle 00.40, mentre la mente sta per svalvolare, sento: Papà rispondi! Ah! La suoneria dei messaggi! Con tanti che ne ho mandati qualcuno avrà pur risposto! Mi lancio sul Nokia speranzoso e leggo: Il tuo credito sta per terminare, ricordati di ricaricare per non restare senza parole. Sono senza parole. E finalmente, mentre tutti nella Capitale festeggiano l'ingresso dei liberatori accoppiandosi come conigli, lo tiro fuori anch'io! E che cazzo, anche in trincea bisogna pisciare, no?

(scritto dal cantiere della stazione Tiburtina in costruzione quando c'era ancora la campagna e gli scavi)

Commenti del lettori dell'epoca:

illaka : assolutamente mitico questo post, cosi ben scritto che il fiato ti si strozza in gola fino all ultima parola e scroscia poi in una risata liberatoria (amara però..). Che dire??? Quando ho letto finalmente "l ho tirato fuori" speravo proprio in un piccolo miracolo.. echecazz manco quello?? Ma l anno nuovo 2010 alla fine altro non é che una ripetizione del 2009, 2008, 2007... e via a ritroso... fino a quelli che hai immaginato tu, cosi a ritroso che risalgono a una Roma che non c'é piu. Invece di far la conta di quanti ti leggono (che siamo in tanti anche se non ce lo rammenti...), per favoreeeeeeeeeee scrivici di queste tue serate che, ti parrá forse strano, sono una bella consolazione per chi pensa di averne passate di peggio.. un bacio  Illaka

follettoarrabbiato . è allucinante, non ci sono parole... un bacio...


IL CAPODANNO CHE SARA'

 (Prima pubblicazione 31,12,2009)

NB : questo fa parte di una serie di post nei quali ripensavo con malinconica tristezza a tutto ciò che facevano gli "altri" durante il consueto periodo delle festività, rispetto alla vita di noi guardie notturne sbattute a congelarci in qualche sperduto cantiere. Questo è il senso del post.


E ovviamente quel che si desidera, si sa, non è che capita. Per questo voglio fare a tutti voi, cari amici ed amiche di Chatta, i più cari auguri che ogni vostro desiderio possa avverarsi, qualunque sia, ma sì, esagerate, è bello anche così, state felici, godete la vostra notte, che passa anche troppo in fretta!  E alziamo i calici tutti insieme, voi realmente, io virtualmente, perché avrò con me una bottiglia di succo di mirtillo e dei panini per cena, e mi farà compagnia il buio, ballerò con la notte, brinderò con il freddo e guarderò le stelle - se non ci saranno nuvole, beninteso! Perché il mio capodanno sarà questo qua, né più né meno.

Commenti di alcuni lettori dell'epoca:

amandax.67 : anche stasera lavori allora buon lavoro e tanti auguri di un anno pieno d amore e di pace x te con il tuo piccolo e tutta la tua famiglia io resto a casa non amo uscire l'ultimo giorno dell'anno resto con i miei cari ciao auguroni

Delinquentgirl : posso solo augurati che il nuovo anno sia migliore di tutti gli altri passati. Anch'io vorrei tornare indietro, ma l'ineluttabile è l'ineluttabile! Sarai con panini ed una bottiglia di mirtillo? Anche se sarò in mezzo a tanta gente mi sembrerà di essere nelle tue stesse condizioni! Baci Marco e Buon Anno ancora.

spazio1969 : se fossi stata di Roma avrei coinvolto un pò amici concittadini magari in lista da te.... e sarei venuta a far casino intorno a quella panda!  tra lazzi e petardi t'avrei fatto passare un'oretta di ordinaria allegria.. Credimi se ti dico che ti stimo veramente tanto e che ti voglio bene  perchè qui se c'è uno che si fa il mazzo  e avrebbe mille buone ragioni per mandare tutti a quel paese sei tu che invece spesso ci scrolli dal torpore  e tra una tirata d'orecchi e un racconto bischero ci fai riflettere, ridere e commuovere. Saremo con te, Crè , tutti quelli che come me sanno quanto vali e cosa hai nel cuore. Tanti auguri a te e  a Tato tuo di un ottimo anno nuovo fatto di tante cose belle, di prosperità ( che non guasta) di nuovi affetti , amicizie e di salute! M.Grazia

Antelao : se tu sarai li a quell'incrocio, vicino allo stop a fare la guardia a una vecchia Panda bianca, io mi mettero' nel mio piazzale a fare la guardia al mucchio di auguri. E a mezzanotte il pensiero' sara' anche per te. Auguri di cuore. Marco


VIGILIA DI NATALE DEL 2009

 (Prima pubblicazione 26.12.2009)


Ripenso, a volte, con malcelata tristezza, ai trascorsi natali, a quella sottile felicità che iniziava molto tempo prima e si trascinava lenta e sorniona fin dopo l'epifania, ammantata del sapore di vivande desuete e di cose da fare diverse dalle usuali, quelle lunghe interminabili passeggiate a via del Corso a guardare le vetrine immaginando cosa avrebbe aggiunto piacere al piacere della festa. Quelle straordinarie luminarie sparse per le vie, il cicaleccio che si alzava dal fiume di gente intenta a spostarsi da un negozio all'altro. I teatri, con la ricerca del posto giusto per lo spettacolo più consono, o magari il classico film natalizio, divertente, spensierato. La vicinanza dei miei, l'illusione del tutto. Ma era bello, sì, perché negarlo. Me ne sto qui, come ieri, dietro un vetro di una portineria, ho finito di fare il mio giro di ronda, vedo lo strusciare dei notturni là fuori, chi tira bottiglie contro il muro della chiesa, chi sta pisciando sul marciapiede di fronte. Sottile, non più il brivido della festa ma quello carogna del freddo, mi striscia come un mamba vicino ai polpacci. Un grosso gatto mi guarda e mangia qualcosa di indefinito. Qualche finestra lascia trapelare la luce del calore di un alcova familiare, magari qualcuno che si vuole bene sta cenando o guarda la televisione. Passa una Ferrari, rossa, rombante: qui e a quest'ora è più assurda che se comparisse il cammello delle Camel a offrirmi una stecca di senza filtro. E qualche dattero, magari, che i deglets noir li mangerei volentieri. Una cena di vigilia alle sette di sera, sotto gli sguardi non sai se patetici o scocciati dei suoceri in attesa che te ne vai, la corsa in auto per dare il cambio al collega qualche minuto prima e farlo andare contento a casa.. e anche oggi la scena si ripete, con solo tre ore di sonno da ieri e fino a domani sera quando sarò di turno di riposo. Stanchezza. La montagna di regali accumulati in bella vista, perché in certe culture tribali conta evidentemente più il FARE che il COSA FARE, ed in effetti tale si rivelano poi al loro aprirsi nel bailamme parentale (tutto ovviamente da parte muliebre, ché io oramai i miei li vedo col contagocce data l'insofferenza e la freddezza reciproca). Vestiti a pioggia, borse di grido neanche apprezzate, monili e profumi d'alto costo e tutto il corollario. Mi ritrovo seduto, in un angolo, con un dvd (che già ho, pirata, ovviamente) ed un dopobarba economico. Ma va bene, lascia che facciano. Io, il mio "regalo perfetto" l'ho fatto e ne è prova la faccia fatta da chi l'ha ricevuto. Una cosa però mi amareggia alquanto, a differenza della tradizione degli anni passati, quando sempre ricevevo un libro sulla cui prima pagina Tatino disegnava strane e bizzarre cose come dedica, questa volta il pargolo si è ben guardato dal ricordarsi di avere un padre. Aspetto. Uno di questi giorni glielo dirò e so ben io come si sentirà. Sarà quello il mio regalo, acido ma dovuto. Ma in fondo non conto, a pensarci mi accorgo che mi intristisco per fesserie. La realtà è sempre quella: se vuoi una cosa, fattela. Si può contare solo su se stessi, aspettare gli altri è una dolce, pia illusione che non ha costrutto. Veglio, lascio che anche questo natale passi, la mia comunione me la son presa a discapito del confessore frettoloso che guardava l'orologio, sto in pace - quel poco - con me e con nostro Signore. Il resto, come sempre quando si cresce, son cazzate.

ADDOBBI NATALIZI A SCUOLA DI TATINO

 (Prima pubblicazione 22.12.2009)


Ecco come le maestre, sempre tanto impegnate, hanno pensato di addobbare la classe del cittino presso la scuola Pistelli.  Povero, aveva persino costruito dei pacchetti infiocchettati da metterci sotto e se li era portati con dei nastri da metterci, quando li ha dati alla maestra lei li ha presi e lo ha sgridato dicendo, ecco così te li rubano, come se li avesse fatti per sé e non per la classe. Ovviamente il padre gli ha imposto di riportarsi tutto a casa, dove sono di certo più graditi. Ma da donne che - quando alla ricreazione in cortile lo hanno messo in mezzo e spogliato in cinque ed è andato da loro a lamentarsi - gli dicono che deve lasciarle in pace perché anche loro hanno bisogno dei loro spazi vitali, cosa c'è da aspettarsi? Glieli darei io gli spazi vitali, in fronte.

BIZZARRI RESTI AFFIORANTI

 (Prima pubblicazione 20.12.2009)


E poi, mentre un alba livida tenta beffarda di ergersi sopra l'ultimo orizzonte, e i rami defunti dell'albero di fronte sembrano agitarsi siccome fantasime salvo accorgersi che è dovuto al tuo stesso alito levantesi nel gelo dell'aria circostante, eccoti a scendere dall'auto affondata nel fango come sulla Beresina, e ti ritrovi circondato da una distesa sepolcrale, come nei più classici episodi di The Texas Chainsaw Massacre (e non c'è neanche Leatherface a portarti un cappuccino all'arsenico), di ossa biancastre affioranti tra l'erba spugnosa e scura, macerie di esseri precedentemente viventi, solitamente carnivori e accuratamente sbranati, teschi che occhieggiano a mo' di feticci taboo della Micronesia e pensi che magari, i cuochi di MacDonald's , avvolti dalle loro lutulente nuvole friggitorie, siano effettivamente da invidiare e la mano corre al calcio del ferro, sai com'è, si fossero trasferiti qui anche i cannibali della Papuasia, insieme a romeni, ceceni e moldavi.

giovedì 11 dicembre 2025

ASPETTI AGRESTI DELLA VITA LAVORATIVA

 (Prima pubblicazione 20.12.2009)


Talvolta non si riesce bene a comprendere quel che si sta facendo e ci si lascia andare a vivere così, senza una ragione tangibile, per puro moto perpetuo o per l'ineluttabilità del fato. Fatto sta che è leggermente stressante fare dodici ore notturne a guardia di un paio di mezzi d'opera dei vigili del fuoco posizionati sulle sponde dell'Aniene, in un mare di fanga, sterpaglie e spuntoni micidiali di roccia che affiorano carogne tra le zolle in attesa delle coppe dell'olio delle auto private dei guardiani della notte comandati al servizio. Quando dai vostri cadreghini ufficiosi vi capita di borbottare contro il capoufficio che vi nega l'uscita per la spesa proletaria, date un occhiata qua, stampatevela anzi e piazzatevela sul muro, magari ghignando sì, ma pensando che quando la notte, da sotto le coltri, sentite la procella procedere e il tuono mugghiare in lontananza, bene, sappiate che da qualche parte, là sotto, avvolto in un incerata e col fango agli stinchi c'è sempre qualcuno che sta peggio di voi.

SCARAMANZIE E CREDENZE POPOLARI

 (Prima pubblicazione 10.12.2009)


Bel titolo, eh? azzeccato quasi quanto quello che si inventò il noto Claudio Baglioni per il suo disco che ci ha allucinato per decenni. Mai sopportato, lo ammetto, e ringrazio Dio che a Termini si son portati via anche la lampada Osram, la ragazza dalla maglietta fina poi lasciamo perdere, generazioni di maschi immaturi a figurarsela smanettandosi nell'ombra delle toilette, per carità! A me, però, ed in vista della operazione commerciale in esecuzione in questi giorni, l'Opera Omnia, 52 canzoni, settanta ospiti, due ore e mezza di musica, tutto per rendere omaggio a Baglioni, finalmente nei negozi ad uso e consumo dei fans, viene da pensare ad un altra cosa. Ma qualcuno si è mai accorto di cosa vuol dire, nell'accezione popolare, QPGA? a volte anche QMPGA?  bene, se non lo sapete ve lo dico io, lo si ritrova scalpellinato su tutte quelle piccole drammatiche lapidi poste ai cigli delle strade in ricordo dei caduti per incidenti stradali, ed esattamente vogliono dire, per chi non ha soldi da sprecare presso l'incisore, QUESTO POSERO GLI AMICI oppure QUESTO MARMO POSERO GLI AMICI: Ora, io penso che Baglioni non ci avesse fatto caso, magari quand'era giovane lui queste lapidi non si usavano, ma certo ogni volta che vedo una copertina del suo disco mi viene un irrefrenabile istinto di toccare ferro o di grattarmi i cosiddetti...e ora che lo sapete, non vorreste grattare qualcosa anche voi? (Io sono noleggiabile, eheheh...)

PIOVONO POLPETTE la pubblicità

 (Prima pubblicazione 09.12.2009)


Qui a Roma sta prendendo piede un nuovo tipo di cartellonistica, a rilievo e con strane robe appese. Già per il film 2012 abbiamo visto cartelloni con l'acqua che scendeva a cascata, naturalmente recuperata e rimessa in circolo sotto da curiose apparecchiature.. per PIOVONO POLPETTE io e il figliolo ci siamo trovati davanti ad un manifesto con polpette e spaghetti appesi e svolazzanti ed un clamoroso gelato cascato. Come resistere alla tentazione di fotografarsi? Salvo scoprire poi che durante la notte aveva piovuto e la vernice al mattino era pressoché liquida quindi eravamo imbrattati di bianco ovunque...eh eh eh!

I BAMBINI E LA DECADENZA DEL MONDO MODERNO

 (Prima pubblicazione 08.12.2009)


Un caro amico ci ha mandato un link che siamo subito andati a leggere, trasecolando come era naturale.http://www.svipop.org/sezioniTematicheArticolo.php?idArt=508 In sintesi ve lo riassumo: si stanno diffondendo, grazie all'UNESCO, guide sessuali che raccomandano di insegnare ai bambini di cinque anni la masturbazione, a quelli tra i nove e i dodici tutto sull'aborto e l'orgasmo e dai quindici anni come fare per promuovere il diritto all'aborto. Dopo le proteste popolari l'UNFPA, il fondo delle nazioni unite per la popolazione ha tolto il proprio patrocinio alla pubblicazione, iniziando però ad addestrare attivisti perché spingano i governi in tali direzioni e spingendo i giovani sempre più piccoli verso queste strade. Non intendo farla molto lunga, dico solo che questo mondo, questa società, tutte le cosiddette società organizzate e moderne, le reputo oramai una immensa chiavica. Non mi si venga a parlare di perseguire i pedofili se poi si spinge i bambini di cinque anni ad atti sessuali. Vogliamo un unico immenso bordello? Vogliamo bambini rincoglioniti dalla merda che vedono in tele a tutte le ore? Mi devo vedere il pupo che si presenta col dizionario con la parola SESSO tutta passata con l'evidenziatore? Ahò! Mi sono rotto l'anima di tutto questo! Che cazzo di vita ci stanno preparando? Ragazzi bruciati a dodici anni che non avranno più spinte e desideri e motivazioni? Legami inesistenti? Famiglie dietro le sbarre degli zoo a cui tirare il popcorn? Bambini i cui esempi siano trans, gay, gender, sado, fetish, hiphoppers, rappers, writers e tutto il resto? E basta! Basta! Ma che vadano tutti al diavolo! E non ho proprio più niente da dire. http://www.svipop.org/sezioniTematicheArticolo.php?idArt=508

PS , un aggiornamento, sto scrivendo, ed è il 11.12.2025 e dopo tutti questi anni i grandi risultati sono sentire al radiogiornale l'avviso preoccupato e preoccupante della Sanità sul fatto che le malattie sessuali come sifilide, gonorrea, herpes, aids eccetera si stanno diffondendo a macchia d'olio tra i giovanissimi la cui età di inizio nei rapporti sessuali si è abbassata sotto i dodici anni: