martedì 2 dicembre 2025

LA PAZZA STORIA DEL MONDO - il Nuovo Testamento

 (Prima pubblicazione 05.06.2011)


Di difficile ricostruzione, anche per via del sincretistico coacervo di realtà e leggenda che nei secoli si è depositato, è la posizione storica di Bogù. Mentre, grazie ai recenti scavi operati da Lord Sean O'Bogum per la Royal Academy of Archeological Sciences, pare definitivamente accertata la sua origine egiziana e che abbia operato nel campo del commercio trascendentale sotto i Faraoni, ancora non si hanno prove documentate della sua affiliazione ad alcune mistiche società misteriche dell'epoca. Tra i graffiti nella Sala del Tempio di Nat-ak-Namon compare una iscrizione - apparentemente pubblicitaria - che mostrerebbe un Bogù affiliato al Quinto Grado di conoscenza della Setta di Umph e Bogedeck mentre compie prodigi, o cerca di vendere qualcosa al Faraone. Comunemente gli vengono imputate truffe clamorose quali l'importazione illegale di cavallette in Egitto, l'intossicazione causata da grano avariato di moltissimi piccoli egiziani fino a quando dovette scappare dalla terra natia essendogli sfuggito un carico di rane-toro che provocarono danni irreparabili alle coltivazioni. Preceduto dalla fama di divinatore, curatore empirico, lettore di tarocchi e profeta, a bordo di un asino (poi cantato persino da Apuleio per il bizzarro colore dorato del manto) giunge in Galilea dove si fa assumere da un falegname mosso a compassione per la sua presunta giovane età, un certo Giuseppe che a causa della vista alquanto bassa non si accorse né della sua barba né dei capelli coi cernecchi. Bogù, sfruttando la posizione defilata nella falegnameria di Giuseppe, continuò ad imbastire truffe e macchinazioni radunando intorno a sé una banda di adepti desiderosi di ricevere l'illuminazione di Settimo Grado della Scala Richter o almeno di guarire dalla alopecia. Già sospettato di vendita di vino liofilizzato ad un matrimonio a Cana, guardato con sospetto dai pretoriani romani per certe fatture fasulle con le quali pretendeva di aver venduto cinquemila pesci e pagnotte pagando invece le tasse solo su tre pani e sei pesci, fu costretto a sfuggire clamorosamente ai creditori che lo inseguivano attraversando il lago di Tiberiade senza affondare, grazie a dei prodigiosi calzari in sughero rinforzato che si era costruito nella falegnameria. Agli occhi di tutti questo sembrò un vero prodigio e servì ad aumentare le sue possibilità di vendere unguenti di grasso di bue mescolato a succo di cardo spacciandoli per rimedi universali. La sua fortuna cominciò a declinare quando perse la testa vedendo che la sua bancarella nel tempio era circondata da venditori ambulanti che vendevano unguenti a minor prezzo e scatenò una rissa pubblica. Ebbe un attimo di fortunosa celebrità quando, avendo venduto lozioni per capelli fatte con il catrame agli adepti, i loro capelli presero fuoco a causa del caldo insostenibile del posto. Tutti videro delle fiamme sulle teste dei compagni e ritennero di essere finalmente passati di grado nella Via per la Illuminazione. Forti di questo, diedero il via ad una rivolta di massa contro la guarnigione romana che si ostinava a praticare i dolci vizi al Foro e talvolta anche dei baccanali. Pilato, in quei tempi console designato, volle vederci chiaro e lo invitò ad una dimostrazione pubblica dei suoi prodotti. Bogù purtroppo aveva passato tutta la notte a gozzovigliare con i compagni all'osteria dell'Orto degli Ulivi e scambiò il sapone di grasso di dromedario, che voleva dare a Pilato, con l'impasto di cocciniglia e ostriche che smerciava per tingere le stoffe. Quando Pilato si ritrovò le mani indelebilmente rosse decise che era ora di darci un taglio e lo condannò alla crocefissione. Durante la marcia verso il Golgota però, Bogù fece cascare la croce sui piedi del legionario Trandaphilo e se la diede a gambe aiutato dalla folla plaudente. Fin qui le tracce storiche, ricavate dalla lettura del suo testamento, un enorme plico di quattromila rotoli trovati nascosti in giare seppellite in una grotta vicino al Mar Morto dato che non è vero che non avesse mai scritto nulla, anzi era verbosissimo e non la piantava mai di scrivere. Aveva comunque una bella calligrafia. Il suo lascito diede la stura ad una infinita progenìe di sette eretiche e il concilio di Nicea, per porre freno a tutto questo, fece bruciare ogni traccia ancora rintracciabile della sua esistenza sostituendone il ricordo popolare con quello di un Sant'Uomo a perenne beneficio dei Papi a venire. Le tracce di Bogù portano invece direttamente in America dove sbarcò da una galera fenicia che aveva perso la rotta e subito riuscì a vendere ad un certo John Smith alcune tavolette in finto oro piene di curiose ed illegibili scarabocchi; quando John Smith si rese conto della truffa, Bogù era ormai giunto nel Parco di Yellowstone e aveva fatto perdere le sue tracce. Smith, non volendo andarci in perdita, radunò un gruppo di creduloni locali e disse loro di aver ricevuto da un Angelo il Testo di Mormon, cosa grazie alla quale mise subito in piedi un fiorentissimo commercio di opuscoli, noti in tutto il mondo.

*continua*

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