domenica 7 dicembre 2025

UN SOGNO

 (Prima pubblicazione 29.08.2009)


Ho fatto un sogno. Cosa che a voi, comuni mortali che di solito vi fate le vostre otto ore di riposo, sembrerà una sciocchezza normale e quotidiana, ma per uno come me che dorme sulle tre, quattro ore quando può e come può è una rarità. Da tanto non sogno più o almeno non ricordo di averlo fatto. Stavolta è stato diverso.  Mi trovavo in un posto pubblico all'aperto, una sorta di capannone pieno di tavolini affollati da gente, come una specie di fiera di paese: ma tutte quelle persone se ne stavano al computer a navigare come forsennati, nei loro blog e sulle loro chat, in un vespaio di chiacchiere e musica di sottofondo. Anche io mi ero seduto e continuavo a scrivere freneticamente a diecine di amici, cercando di raggiungerli tutti poi ci spostavamo in massa in un bar dove tutti ordinavano da bere e parlavano tra loro. Mentre ero al pc avevo alzato gli occhi e li avevo incrociati con una ragazza, un volto affilato da volpe, lunghi capelli, un corpo esile - sottile, direi - infagottato in una specie di pastrano militare grigio, bella da far stare male. Al rinfresco mi ero avvicinato a lei che parlava ad un amica e ad un ragazzo e sentendoli parlare avevo capito che facevamo parte di una vecchia comunità che così tanti anni fa si radunava sotto il televideo di una tv locale e tutti i sabati si incontrava con dei raduni grandiosi. Mi intromisi nel discorso, presentandomi e dicendo loro il mio nick, anche loro lo fecero e scoprimmo di essere vecchi amici di dialoghi sul televideo perché evidentemente non erano mai venuti a quei raduni. Non potevo resistere e, avvicinatomi alla ragazza, finii per abbracciarla nascondendo il volto nella massa dei suoi capelli e sussurrandole all'orecchio che avrei voluto rivederla. Lei, tenendomi abbracciato, mi rispose che non poteva perché l'altro era interessato a lei e non avrebbe voluto. Le presi il volto tra le mani fissandola e stavo per baciarla quando mi sono svegliato con una sensazione di tragedia incombente. Ero convinto, data l'intensità del sogno, di aver dormito per ore - il giusto tempo per svilupparlo tutto - mentre era passata neanche mezz'ora. Ma la sensazione che aveva lasciato era fortissima, e mi venivano in mente tanti pensieri: il ricordo dell'epoca di quando le chat e internet non esistevano e usavamo i messaggi lasciati per telefono al televideo, i grandi raduni, l'incontro con il mio amore - il primo e il solo - e la sua somiglianza (della ragazza del sogno) con un amica qui di Chatta, capivo il senso tragico dell'impossibilità ad incontrarsi che ci contraddistingue (e che ha portato all'allontanarsi di tanti di noi, Mad Max tra gli altri, spero lo ricordiate ancora), e pensavo a quante ragazze e donne non si rendano conto che molti di noi non sono dei maniaci ma solo uomini che vivono con il loro deserto interiore, e ai quali a volte una parola dolce - magari gettata lì con noncuranza - spalanca illusioni di un mondo di affetto che non vivono da secoli salvo poi ritrovare certe parole abbandonate nei commenti che le loro amiche fanno a tutti gli altri, finendo per sentirsi così ancora più degli stracci agitati dal vento. Mi guardavo allo specchio e vedevo queste ossa sotto la pelle del viso, stanca, sfibrata, con i capelli grigi rasati, le occhiaie e mi sono sentito mortalmente solo, un disperato che sente il proprio io-bambino aggrapparglisi al cuore mentre il tempo e la vita glielo trascinano via per sacrificarlo sull'altare delle speranze perdute e dei cuori infranti. Un vecchio illuso che addirittura ha scritto il suo sogno, quel sogno di un incontro con lei, una lei, "LA" lei, quella che vive nel nostro id, solo per non doverlo scordare; per ricordare ancora di aver fatto un sogno. Perché non scompaia dal mio cuore.

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