venerdì 12 dicembre 2025

BOLLETTINO DI GUERRA DEL 31.12.2009

 (Prima pubblicazione 03.01.2010)


Ore 20,25 arrivo in postazione, faccio godere il collega smontante mandandolo a sbevazzare mezz'ora prima del previsto, parcheggio e, sornione come il Gatto Mammone, srotolo fuori dal finestrino dell'auto dieci metri di cavo per attaccarmi alla presa del cesso degli operai, attacco il pc e mi preparo ad una notte di capodanno da tregenda. Passano tre quarti d'ora durante i quali provo ad entrare in internet con tutti i browser che Dio e gli hackers hanno creato ma non c'è verso, il Millennium Bug anzi la Millennium Lumaca con dieci anni di ritardo è riuscita finalmente a colpire. Il web è al collasso. La gente nel mondo industrializzato ha tirato fuori le pile. Nel subcontinente equatoriale iniziano i cori di lamentazioni. I massoni si sfregano le mani. Iena Plisskin accende un altra sigaretta e dice: Benvenuti nella jungla. Si scatena il diluvio, gocce grosse come lacrime di elefante cadono dalle nuvole, le cateratte celesti si sono squarciate, dalla collina al lato della macchina inizia a venire la valanga acquea, penso che tra poco il fango arriverà alle ruote e infatti, provo a muovere l'auto e slitta carogna. L'acqua schizza dalla fessura del finestrino sin dentro il pc, chiudo tutto al volo, scendo lanciando bestemmie contro Colui-che-non-deve-essere-nominato, strappo il cavo dalla presa prima di diventare un bratwurstel (e non ho neanche i sauerkraut a farmi da contorno) e lo avvolgo asciugandolo rapido, lo tiro nel cofano e chiudo tutto. Non si vede nulla. I tuoni si accavallano tra i lampi. Il fango mi arriva ai bordi degli anfibi. In auto tento di strizzarmi ma non è un camper e sembro Pippo nella cabina al mare mentre tenta di indossare un salvagente a forma di canotto. Due metri cubi. Poe ci avrebbe scritto sopra "Un inumazione prematura". Si fanno le ventitre, armeggio sconsolato con due panini, mezza fetta di panettone e una bottiglietta di Prosecco squallidamente calda. Mi rallegro pensando ad Antonello Venditti che affoga ai Fori Imperiali tentando di fare il suo concerto. Ventitre e trenta, le nuvole si diradano, smette di piovere, i pazzi stanno facendo esplodere tutto il circondario già da un ora, metto in moto e slittando come in un aquafun mi inerpico sulla collina. Iwo-jima. E non ho neanche le bandiere dei nostri padri. D'altronde nessuno è lì pronto a fotografarmi... La luna, piena come lo Stregatto, mi ghigna livida a picco su nel cielo. I boati si susseguono, pochi fuochi d'artificio ma molte esplosioni. 1945. Stanno entrando a Roma. I tedeschi fanno saltare le fabbriche. Starace gira in bicicletta. Non ha capito un cazzo. A quest'ora i bolscevichi staranno abbeverando i cavalli a San Pietro. Continuo a lappare il Prosecco. Caldo. Ah, l'orrore, l'orrore... Iniziano i lampi colorati in cielo. Roba inaudita. Dall'alto vedo i camion dei vigili del fuoco correre sulla tangenziale. A Enrico Toti deve aver preso fuoco la stampella. Mi attacco al telefono per chiamare nelle retrovie. Mia madre, mio fratello e i suoi se la stanno spassando, ci si ricambia gli auguri, auguri di arrivare vivo al mattino. Non mi preoccupo, celio, so nuotare bene. Chiamo a casa. Tatino troppo occupato a guardare la televisione, risponde a monosillabi, la moglie chiede se non ci sia nessun operaio con cui festeggiare. Eh eh. C'è solo un chiurlo che cippeggia da un cespuglio, Celentano avrebbe detto: Neanche un prete, per chiacchierar. Attacco. Boati. Lampi. Tiro beffardo la microbottiglia di prosecco, stile cestino da viaggio di Fantozzi, oltre la collina sperando che becchi il cristallo di qualche camion. Niente. Stavolta Cadorna Diaz non mi decorerà. Lo speck del panino inizia a tornare su, complice il prosecco caldo. Mi sento più acido della buonanima di Funari mentre faceva un intervista. Finalmente alle 00.40, mentre la mente sta per svalvolare, sento: Papà rispondi! Ah! La suoneria dei messaggi! Con tanti che ne ho mandati qualcuno avrà pur risposto! Mi lancio sul Nokia speranzoso e leggo: Il tuo credito sta per terminare, ricordati di ricaricare per non restare senza parole. Sono senza parole. E finalmente, mentre tutti nella Capitale festeggiano l'ingresso dei liberatori accoppiandosi come conigli, lo tiro fuori anch'io! E che cazzo, anche in trincea bisogna pisciare, no?

(scritto dal cantiere della stazione Tiburtina in costruzione quando c'era ancora la campagna e gli scavi)

Commenti del lettori dell'epoca:

illaka : assolutamente mitico questo post, cosi ben scritto che il fiato ti si strozza in gola fino all ultima parola e scroscia poi in una risata liberatoria (amara però..). Che dire??? Quando ho letto finalmente "l ho tirato fuori" speravo proprio in un piccolo miracolo.. echecazz manco quello?? Ma l anno nuovo 2010 alla fine altro non é che una ripetizione del 2009, 2008, 2007... e via a ritroso... fino a quelli che hai immaginato tu, cosi a ritroso che risalgono a una Roma che non c'é piu. Invece di far la conta di quanti ti leggono (che siamo in tanti anche se non ce lo rammenti...), per favoreeeeeeeeeee scrivici di queste tue serate che, ti parrá forse strano, sono una bella consolazione per chi pensa di averne passate di peggio.. un bacio  Illaka

follettoarrabbiato . è allucinante, non ci sono parole... un bacio...


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