venerdì 12 dicembre 2025

NOTTE DELL'EPIFANIA

 (Prima pubblicazione 06.01.2010)


La notizia ci arriva col solito tamtam e si sparge a macchia d'olio: un collega che si era recato per allontanare un nigeriano che faceva casino nel deposito bagagli è stato accoltellato ad un polmone e si trova ricoverato all'ospedale. I giornali, il giorno dopo, si sbizzarriscono nel definire l'aggressore come uno dalla fedina penale pulita. Aveva già tre tentati omicidi sul groppone. Bravi. La sera mi telefona il distretto, lo sostituisco io. Cazzo. Parto per la stazione, la notte sarà lunga. Arrivo, stanno già tutti su di giri. In quattro iniziamo a battere tutta Termini. Ognuno un area, ogni tanto ci si raggruppa per qualche giro nei sottoscala, nei depositi, nei magazzini. La feccia alligna ovunque, gli Angels distribuiscono sigarette e pacche sulla schiena ai barboni alcolizzati, se ne vanno felici, quelli ci sputano dietro al passaggio. Grazie. Gente derubata gira a vuoto cercando un ufficio per fare denuncia. Il pattuglione della polizia gira in gruppo, saranno almeno in otto, girano e tornano a sedersi nella loro hall. Noi continuiamo. Il freddo morde i polpacci. All'una si alzano i cancelli, i normali escono, gli altri si sparpagliano ovunque. Inizia la caccia. Barboni lezzosi infilati in ogni buco, Serafino ubriaco marcio gira strappando tutte le buste appese per l'immondizia, lo invitiamo ad uscire, ci augura di crepare accoltellati. Barbara la pazza vaga inseguita da un subnormale che gli sta dietro come un cane in calore, volano bestemmie, li portiamo all'uscita, fuori si accalca gente che vuole stare all'interno per prendere i treni delle cinque, non è possibile, non c'è neanche una panchina e poi è proibito. In un angolo del negozio Nike una barbona caca contro la vetrina, inizio ad urlargliene di tutti i colori, ci mette quaranta minuti poi raduna i suoi sacchi e la porto via. Ogni tanto quelli della manutenzione spuntano tra le colonne tentando di dare una parvenza di regolarità al tutto, colonne spaccate, lastre di marmo divelte, sacchi di immondizia lasciati ovunque. Una cabina del telefono se ne sta lì con la cornetta strappata che penzola. Vago tra i binari. Piove. Sulle traversine mucchi di merda lasciati dagli intelligentoni che aspettano di giungere in stazione per usare il w.c., il fetore prende alla gola. Da dietro una colonna spunta un negro, allerto gli altri, corre e si perde oltre i treni, lontano. Fuori dai cancelli una rumena urla che ha perso il suo telefono, vuole che gli dia il cellulare per chiamare in patria, la lascio lì ad urlare. Cammino. Ancora e ancora. Il piede destro è una massa informe di dolore, ogni passo capisco sempre più l'antica tortura delle bastonate sulle piante, insopportabile. Neanche un bar. Mi avvicino ad un distributore, indeciso se prendermi un Kinder, mi vergogno un po',a cinquantadue anni si può mangiare un Kinder? Mah. Lo prendo lo stesso ma lo mangio rapido, in disparte. Scoviamo un tossico, tocca trascinarlo, dà in escandescenze, tengo la mano sulla Maglite da 40 centimetri pronto a rompergli qualche osso, lo cacciamo fuori. Dai vetri il pullulare di facce che avrebbero reso felice Lombroso, mucchi di stracci dormono davanti alle uscite di sicurezza. Giro intorno ai pochi rimasti al binario uno ad attendere il treno delle cinque, uno continua a vagare sin verso le uscite, gli dico che è proibito e lo riporto al binario. In alto, enormi cartelloni pubblicitari con Victoria Beckam seminuda, laccata a cera d'api, mi ricordano che i miraggi non si vedono solo a El Alamein. Siamo sfatti, ci ammucchiamo su un gradino, i colleghi iniziano il rituale cazzeggio a chi scopa di più e con chi e dove. Fumo un altra sigaretta. Piove. L'umidità si infila sotto la giubba. Il dolore al piede raggiunge vette alla De Sade, mi levo l'anfibio, guardo il sangue sul calzino e scuoto la testa incredulo. Alle quattro e un quarto l'imbecille di prima apre una porta e ci troviamo circondati da una massa di zombie che iniziano a scaricare fagotti, macerie e altre putritudini qua e là. Ricominciamo i rastrellamenti, uno delle pulizie ride e ci chiede se si può mettere un banchetto per far firmare alla gente per fucilarli. Credo che non sia possibile. Il maledetto jingle pubblicitario dello shopping in stazione mi riverbera nel cervello da ogni altoparlante, da ore; mi domando se potrei sparargli contro ma non ho proiettili non registrati... Lo scazzo è totale, scattano gli allarmi, un tizio ha scavalcato le sbarre del ristorante e sta facendo incetta di cibo, ci arrampichiamo come scimmie sulle scale chiuse per arrivare a prenderlo. La polizia se ne sta nella sua hall. I carabinieri, fuori, salutano con amichevole garbo e vengono ad aiutare. Tutt'altra gente. Sono una larva, non mi reggo in piedi, la lancetta dell'orologio non si muove. Certe notti i paradossi temporali si avverano e il tempo si dilata, si ripete, perde senso. Nel forum un barbone minaccia i passanti con un bastone. Scendo a cercarlo. Non è ancora finita. Mi infilo i guanti piombati. Vado.

Commenti dei lettori dell'epoca : 

icenora : mi sento male solo al pensiero!... so che queste cose accadono ma sentirle dire a te mi spaventano ancora di piu!

... è davvero un lavoro troppo brutto Crena! vedi sei puoi trovare altro lavoro per favore non puoi continuare cosi!  non mi piace questo lavoro che fai....

va be! pero questa  post mi ha rattristato troppo troppo brutto questo lavoro! un bacino principe.... ciao

amandax.67 : fatica x portare la pagnotta a casa non è vero che i lavori sono tutti uguali il tuo è veramente rischioso stai sempre attento occhi aperti ci vuole coraggio per lavorare di notte con tutta la gentaglia che c'è ciao tanti saluti

follettoarrabbiato : parli del Bronx, vero?

Nico.1165 : hey Marco ..scusa ma mi vengono solo parolacce da dire a chi permette ste cose......in bocca al lupo....mi hai zittito stasera e non è cosa da poco.

ampollina2 : povero crena, è tutto un degrado, altro che il giorno della befana, questa è l'apocalisse.

Nessun commento:

Posta un commento