venerdì 12 dicembre 2025

SOTTO ZERO

 (Prima pubblicazione 16.01.2010)


E si comincia, così, come tutte le notti, sapendo dove si va e non sapendo se, quando e come si torna. La Nomentana se ne sta acquattata nel buio, rumeni vagano nei pochi bar ancora aperti, piccola folla fuori da una sala giochi. Urla gioiose si alzano da un campetto di calcio illuminato come San Siro. Prendo il viottolo che porta alla campagna, per fortuna stanotte non piove ma già la brina brilla contro i fari da ogni gelido filo d'erba. Una volpe mi guarda sorniona da un rialzo del terreno. Pali di legno irti di filo spinato occhieggiano ai lati del camminatoio. Raggiungo la postazione, che non è una postazione; quello che dobbiamo sorvegliare non c'è, è stato spostato, non c'è niente. Campagna, masse di rovi, alberi smunti lanciano i loro rami contorti verso le stelle, poche carrube marcite ancora appese ai bordi. La stalla del pecoraio , massa buia nel buio, circondata da covoni fradici. I conigli saltellano alla luce dei fari, incomprensibile come non siano delle statue di ghiaccio. Gli strumenti, i forconi, vecchie seghe, falci, fanno capolino rugginosi e sporchi appesi al tetto della baracca e degli stallaggi. Il collega arriva in ritardo, saluta, si attacca al cellulare e dice che deve allontanarsi dieci minuti. Va bene, vai. Mi apposto al buio, ogni tanto con la torcia dirigo il raggio di luce contro rumori non identificati che arrivano dai cespugli. Cose che si muovono furtive. Torna dopo quasi un ora, era andato da un amico a vedere un cellulare, stende il sedile del Bmw e si mette a dormire. Bene così. L'ultimo dei fessi continua a sorvegliare il nulla in previsione di un occupazione da parte degli zingari. Dall'Aniene si alza la nebbia, densa, ciuffi, matasse involvolano su se stesse, rotolano verso di me, prima basse, poi ad altezza d'uomo. Un fruscio vicino, abbasso la luce, torme di ratti di proporzioni epiche si dirigono verso la baracca delle pecore. Meglio non chiedersi cosa vadano a fare. Alzo gli occhi, annichilito dalla sovrumana bellezza della infinita cupola stellata dove spicca grandiosa l'Orsa Maggiore. Non c'è luna, non posso neanche ululare. Le ore passano lente, tento di sopravvivere mettendo i pantaloni termici da moto sui calzoni della divisa ed un secondo giubbotto sotto la giacca, la sciarpa mi copre a mo' di ninja fino alle orecchie tenuta su da un cappuccio in pile. La steppa intorno mostra il suo ghigno feroce, da qualche parte dovrebbero esserci gli accampamenti dei Tartari, mi chiedo se potrei andare ad elemosinare una bistecca. Rido tra me e anche sorridere mi fa male alla faccia. Non sento le dita, frugo in cerca dei guanti piombati ma il freddo passa anche dentro di essi. Tento di fare i miei bisogni ma combattere con due pantaloni e gli slip è roba da alchimisti medioevali, alla fine ci riesco sperando non mi si congeli... Strani uccelli notturni gracchiano versi incomprensibili, magari ci sarà l'uccello dalle piume di cristallo, perché no, qui oramai niente mi stupisce più. Mi concedo un minuscolo piacere addentando una fetta di panettone rimasta in macchina, le razioni kappa le ho lasciate a Salerno nel 1980, grappa non ce n'è, alcool puro nemmeno, confido che l'uva passa mi dia un poco di energia. Assimilo lentamente i carboidrati, il sangue si rimette in movimento anche se fa fatica a giungere al cervello. Le pecore sbattono contro i bandoni di lamiera, si saranno accorte dei ratti. Alle cinque la nebbia viene tranciata da dei fari, arriva il camion del lattaio, carica succo di pecora e se ne va ancheggiando tra i fossi. Un gallo starnazza nella desolazione, evidentemente non ha studiato nulla di ore legali e fusi orari. Il collega dorme nella sua auto, io continuo a contorcere le dita dei piedi tentando di evitare il congelamento ma non si muovono e la cosa mi preoccupa. Sbatto gli stivali contro un albero più volte fino a che sento qualcosa, bene, sono ancora intero. Vivo. Un blocco di ghiaccio ma vivo. Guardo il termometro nella macchina, meno uno. La pistola è oliata a dovere, non avrà problemi nel caso servisse. Una sigaretta tira l'altra. L'alba è di là da venire. Cose si muovono nella nebbia. Rumori. Fruscii. Il sole arriverà. Prima o poi.

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