(Prima pubblicazione 10.02.2010)
E allora parto, per andare al safari notturno a Termini, sotto una pioggia carogna e subito mi incastro sul viale del Muro Torto dove un imbecille contromano si è spiattato contro una Smart. Mi diletto a elaborare bizzarre teorie sulle traiettorie dei guidatori ma non ne vengo a capo, arrivo e parcheggio, mi blocco a prendermi un caffè al ginseng e le sigarette e vado a registrarmi, neanche il tempo di prendere la radio e chiamano perché un nero ha tirato fuori le sue parti anatomiche e sta spaventando le donne che passano. Ci si precipita, è fuori di testa, lo si butta fuori. Passano i City Angels tutti giulivi coi loro corpettini e sacchi di vettovaglie per un nugolo lezzoso di barboni che sta impestando l'area Giolitti, invece di ringraziare quelli mandano tutti a fare in culo, cerchiamo di allontanarli, uno lercissimo si alza dalla pozza nella quale ristagna e ci domanda quale codice di legge ci dà il diritto di allontanarli. La voglia di stampargli l'intero Digesto sul grugno scorre nelle vene, lasciamo stare. Si va nei magazzini e nei sottoscala, si ramazza i subumani che allignano tra la ruggine e gli scarichi dei treni, una offre sesso in cambio della notte lì sotto. Fuori. Fuori dalle palle. Il freddo mi sballa il cervello, fatico a camminare, ciondolo tra l'area tre e la quattro, punto uno che piscia sotto la scala del ristorante, lo caccio. Entrano dappertutto, fatichiamo a radunarli, escono a sgoccioli. Mi guardo camminare in una vetrina di cioccolate varie, non sono loro gli zombi, sono io. Non riesco ad afferrare il senso di quel che faccio, sto perso nel vuoto, ad un tratto mi sento toccare su una spalla, mi giro di scatto, un nero strafatto tiene il braccio nascosto nel giubbotto, penso eccola, è arrivata, biascica cose che non capisco, continua a tenermi, mi sposto, si allontana camminando all'indietro. Non smette di guardarmi. Non avrei fatto neanche in tempo a prendere il ferro, dobbiamo tenerlo sotto il giubbotto se no la gente si impressiona. Cazzo. Però i carabinieri girano in mimetica e armati di tutto punto, quelli non impressionano nessuno? Alle tre, mentre appoggiato con la fronte ad un angolare metallico cerco di esalare dalle narici tutto il puzzo che ho mandato giù sin ora, e non c'è verso, sembro un cane fradicio, mi faccio schifo da solo, arriva correndo l'area undici a dirmi di andare subito al cantiere dove stavo l'altra notte: in un tentativo di furto hanno seccato il collega, è all'ospedale, devo andare, anche il turno si allunga sino alle sette. Attraverso Roma sotto il diluvio cercando di fare presto, la zona è scoperta, in mezz'ora sono lì, esco dall'auto insieme ad una nuvola grigiastra di sigarette al mentolo, parlo con la pattuglia, prendo posizione vicino ai container sfondati. Nel buio non si vede niente, possono tornare a prendere quel che è rimasto. Loro partono, io resto e penso. Questo è il guaio. Penso che poteva toccare a me se fossi stato lì. Una volta avevo una vita, con idee, programmi, speranze, illusioni. Ora ho soltanto una regola: torna a casa vivo. Continua a piovere.
Commenti dei lettori dell'epoca :
did.lina : Ho letto e sono senza parole...Io, ma forse come me tanta altra gente, non penso molto a queste cose! Si danno un po' per scontate nella nostra normalità piatta e rassicurante...Mi colpisce ciò che scrivi e so che è la realtà e che voi siete gli eroi dei nostri giorni. Descrivi una nottata difficile e lo fai con distacco, serenamente. Ma concludi con amrezza: "Torna a casa vivo!" Gli angeli fra la gente siete voi!
milady444 : essere orgoglioso del lavoro che fai, ci vuole coraggio e spirito di sacrificio. buonanotte. Graziella
shon1977 : come sergente maggiore capo, mi tolgo tanto di cappello,merita tutto il mio rispetto, se tutto il mondo fosse come lei...

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